Prima volta con un adulto

racconti erotici incesto

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    Figon Member

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    Ero sempre stata una ragazza normale, così tipica da essere al limite del noioso. Studentessa eccellente, voti altissimi, diplomata con lode e mi barcamenavo in università tra alti e bassi.
    Ero un’avida lettrice da sempre e quindi mi feci assumere in una piccola libreria all’interno di un centro commerciale in una piccola città al confine con la mia. Tutto scorreva tranquillo, al limite della noia, quando in un giorno di gennaio tutto cambiò.

    Spesso capitava che la cassa fosse a corto di monete e quindi i colleghi mi mandavano a cambiare presso il bar situato proprio nel corridoio vicino al nostro negozio. Fu così che conobbi dei coetanei con cui ogni tanto scambiavo quattro chiacchiere e una risata.

    Un giorno, tuttavia, al bar trovai un uomo adulto (che solo dopo scoprii essere il proprietario) e da subito egli si mostrò interessato a me.
    La prima volta mi chiese di presentarmi ma io, un po' per timidezza un po' perché intimorita, non gli dissi mai come mi chiamavo.

    Da quella prima volta però tra noi scattò una specie di scintilla e cominciammo a girarci intorno. Lui veniva a fare un giro in negozio quando ero sola e io utilizzavo ogni scusa possibile per farmi vedere al bar.

    Era un bell'uomo seppure molto più grande di me, che all'epoca avevo solo 20 anni mentre lui andava per i 45. Vestiva sempre elegante e aveva una folta chioma di ricci neri che mi facevano impazzire.

    Cominciai a vestire in maniera più provocante: le scollature si allungarono, i pantaloni si strinsero e iniziai a truccarmi. Indossavo molto il verde, che mi faceva risaltare gli occhi e si sposava bene con i miei capelli biondo cenere.
    Per qualche ragione a me ignota volevo a tutti i costi attirare la sua attenzione, sebbene non sapessi fin dove mi sarei spinta con lui in quanto ero ancora vergine.

    I mesi passavano ma continuavamo a girarci intorno senza arrivare a un punto di svolta. Fin quando una sera, durante un turno in cui ero sola, un amico venne a trovarmi e cominciammo a chiacchierare mentre lui, che ho scoperto poi chiamarsi Marco, ci guardava dall'altro lato del corridoio con insistenza.
    Durante la chiusura, mentre abbassavo la saracinesca, trovai Marco ad aspettarmi poco prima dell'uscita. Mi chiese di andare con lui; io ero eccitata e insieme spaventata. Non volevo andare in macchina con uno sconosciuto che poteva benissimo essere mio padre, ma c'era qualcosa in lui che mi attirava profondamente.

    Feci la cosa più irrazionale mai fatta nella vita: dissi ai miei genitori che sarei uscita con un'amica e salii in macchina con lui.
    Durante il tragitto mi disse che era inutile continuare a fingere, tra noi c'era stata attrazione sin dal primo momento e lui non riusciva più a fingere disinteresse. Io, abituata ad essere ignorata dai miei coetanei, mi sentivo lusingata.

    Mi portò in un suo altro bar, chiuso per il riposo settimanale, e mi diede da bere un cocktail al cocco che buttai giù nella speranza di sciogliermi.
    Parlammo, parlammo tantissimo, fingendo che fossimo però coetanei in modo da abbattere tutti gli ostacoli tra noi.

    Ad un certo punto vidi proprio il suo sguardo incupirsi, diventare languido e mi mise una mano sul ginocchio, facendola risalire sempre più. Mi chiese sin dove fossi disposta a spingermi e io non ebbi il coraggio di dirgli che sarebbe stata la prima volta e quindi mi limitai a dire che ero un po' inesperta.
    Lui non capì e mi chiese di spogliarmi, disse che c'era una cosa che desiderava sin dalla prima volta in cui gli avevo rivolto la parola.
    io rimasi in intimo, per fortuna era un coordinato nero con un po' di pizzo, e lui mi sganciò il reggiseno facendomi stendere con la schiena su un freddo tavolino. Prese a leccarmi e a mordermi i capezzoli, mi disse che con le mie scollature lo avevo messo in difficoltà per mesi, spesso si era dovuto chiudere in bagno per sbarazzarsi di un'erezione che si era causato pensando a quello che avrebbe voluto fare con me.

    Scese sempre più, mi tolse anche gli slip, e scoprì la mia intimità non del tutto depilata. Me ne vergognai, ma lui ci tuffò dentro la faccia e prese a leccare e mordere il clitoride causandomi dei gemiti di eccitazione mai emessi prima. Quando mi toccavo da sola non era così intenso. Cominciai a stringere le gambe, ma lui me le divaricò imponendomi di fare la brava bambina.
    Quella parola mi eccitò ancora di più e quando lui inserì un dito nella mia apertura e prese a pomparlo dentro e fuori io venni.
    Mi disse che ero molto silenziosa, ma lui aveva intenzione di sentirmi urlare quella sera. Aveva aspettato troppo tempo questo momento. Si abbassò di poco il pantalone e, per qualche strana ragione il fatto che io fossi completamente nuda e lui vestito quasi del tutto mi eccitò tantissimo.

    Io ero terrorizzata da quello che, inevitabilmente, sarebbe venuto dopo ma mi costrinsi ad andare avanti. La verginità era un qualcosa che mi portavo addosso a 20 anni come un marchio della vergogna.
    Lui mi fece girare e piegare, in modo che fossi a 90 sul tavolino, il freddo del metallo mi fece rabbrividire e lo sentii inserire due dita al mio interno. Mise il preservativo ed entrò dentro di scatto. arrivò a metà e si fermò perché urlai dal dolore, sentivo le lacrime scendere, ma quella sera ero decisa a lasciare in quel bar la mia verginità.
    Lui mise le mani sotto il mio seno, lo pizzicava tirava e torturava mentre si spingeva sempre più al mio interno.

    Mi ritrovai a pensare che fosse una fortuna che il suo pene non fosse troppo grande. Non era piacevole come quando me l'aveva leccata, ma a poco a poco mi abituai e smisi di sentire dolore. Lui mi sussurrava oscenità, mi raccontava tutto quello che avrebbe voluto farmi, soprattutto in pubblico nel nostro centro commerciale. Io mi bagnavo solo all'idea di lui che fantasticava su di me.
    mi avvisò che stava per venire e io, sorprendendo anche me stessa, gli dissi che avrei voluto berlo. Lui mi sculacciò forte tirandomi fuori un gridolino e fece la cosa più eccitante che avessi mai visto: si tirò fuori, si sfilò il preservativo e strusciò il suo pene tra le mie labbra, raccogliendo tutti i miei umori.
    Mi strinse i capelli e mi disse di inginocchiarmi e ripulire tutto, fino all'ultima goccia. Io lo misi in bocca, ricordando qualche porno visto da adolescente e le scene di sesso nei libri.
    Avevo paura si accorgesse della mia inesperienza, che si scocciasse. Ma lui raccolse i miei capelli in una coda e iniziò a dettare il ritmo di quel pompino mentre lui con le mano si dava piacere alla base e si stringeva le palle. Gli diedi un leggero morso, più per sbaglio che altro, ma lui gemette d'eccitazione e mi invase la bocca con un primo getto caldo.
    Io trattenni in bocca quello sperma e scoprii che aveva esattamente il sapore che mie ro sempre figurata, solo più denso e salato. Gli mormorai che era buono, che mi piaceva e lui di scatto si tirò fuori dalla mia bocca e mi inondò le tette con un secondo getto.
    Disse che così veramente ero perfetta.
     
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