Abbandonata ma per fortuna c'è Ares

racconti erotici zoofilia

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    Figon Member

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    Io e Maurizio siamo stati insieme per cinque anni, ad un certo punto della nostra relazione si era trasferito da me e abbiamo coabitato per un paio d'anni, poi una sera sono rientrata a casa e mi sono resa conto che c’era qualcosa di strano, sul tavolo della cucina un breve biglietto in cui mi spiegava che non ce la faceva più, che si sentiva soffocare.
    Sparito!
    E con lui e quasi tutte le sue cose.
    Lo avevo cercato al cellulare, ma un disco mi rispondeva che il numero non era attivo.
    Del suo lavoro non sapevo praticamente nulla, i suoi erano morti da anni, insomma nessuna possibilità di rintracciarlo.
    Che pezzo di merda, bastardo e codardo!
    In realtà non si era portato via proprio tutto, sarebbe stato troppo comodo, mi aveva mollato Ares il suo cane!
    Avrei voluto prendermela con lui, ma come potevo? Era un cane dolcissimo e affettuoso, un pastore tedesco grande e grosso dal pelo lucido e lungo. Penso avesse otto anni, ormai mi ero affezionata a lui e non potevo di sicuro fargli quello che avrei voluto fare a quella merda del suo padrone.
    I primi tempi senza Maurizio fu veramente dura, non avevo la forza di fare nulla, restavo raggomitolata a letto o sul divano, Ares mi guardava con la testa inclinata da un lato, cercando di capire cosa stesse succedendo.
    Una sera che ero particolarmente giù, battei la mano sul cuscino di fianco a me e gli feci cenno di salire sul divano.
    Non se lo fece ripetere due volte e con un balzo saltò su, il divano, lui lo sapeva benissimo, era proibito, ma quello doveva essere un momento particolare per la femmina del suo padrone e non si poteva non approfittarne.
    Si raggomitolò vicino a me e appoggiò il suo testone sulle mie cosce.
    Guardando la tv senza vederla, lo coccolai languidamente per un bel po’, forse esagerai un tantino, perché le carezze, che gli stavo facendo, seppur abbastanza innocenti, mi stavano eccitando mica poco.
    Decisi che fosse meglio smettere e andare a dormire, gli presi il grosso testone tra le mani e gli diedi un bacio su quel nasone nero e caldo, lui mi guardò e rispose con un’umida leccata del viso.
    Scoppiai a ridere, meno male che almeno lui mi regalava qualche momento di buonumore. Mi alzai, mi spostai in bagno per prepararmi per la notte, lui ovviamente mi seguì, restando a guardarmi adorante come sempre.
    Io lo guardavo di rimando nello specchio, pensando che era proprio un bel cagnone.
    Mi struccai e mi passai la pelle del viso con una crema notte, mi infilai le mani nei capelli neri e ondulati sistemandoli per bene.
    Rimasta in reggiseno e mutandine mi spalmai una dose di crema corpo sulle gambe, erano lisce e ben tornite e io volevo continuare a curarmi di loro e di me, come se avessi un uomo a cui piacere, e se ne andasse pure affanculo quello stronzo.
    Mi spostai in camera da letto con Ares che mi seguiva come un’ombra.
    Mi sfilai le ciabattine e il reggiseno e mi infilai una corta camicia da notte in seta blu cobalto molto sexy, mi infilai nel letto e guardai Ares negli occhi.
    Dopo avergli permesso di salire sul divano, sapevo benissimo cosa voleva ora, e tutto sommato l’idea non dispiaceva neppure a me.
    Gli feci il classico gesto, invitandolo a salire e senza aspettare nemmeno un secondo me lo trovai di fianco.
    Mi misi due cuscini dietro la testa e cominciai a leggere un libro, non che fossi ancora a posto con me stessa, ma questa idea di invitare Ares nel lettone non era poi male, mi dava un senso di serenità e di sicurezza e soprattutto non mi faceva sentire sola.
    Mi misi a leggere poco convinta mentre distrattamente con una mano accarezzavo il testone di Ares, lo accarezzai sotto il mento e poi sul petto, a lui piaceva sempre molto e si era già messo a zampe in su per farsi accarezzare la pancia.
    Smisi di leggere, posai il libro sul comodino e mi dedicai completamente a lui.
    Quelle carezze e il calore del suo corpo avevano ricominciato a eccitarmi, e con le mani presi ad avventurarmi in zone non proprio consone.
    Dalla pancia scesi sempre di più giù fino alla zona dei genitali.
    La mia patata reagì con un fremito quando gli sfiorai il pene.
    Mi feci coraggio e decisi di andare oltre, così le dita si strinsero delicatamente sul suo arnese.
    Però, pensai, niente male il signorino.
    Lui alzò la testa guardandomi per storto come a dire: “che succede?”
    Mi piegai su di lui e gli diedi un bacio sul muso, un lungo bacio, a dire il vero, sussurrandogli poi di non preoccuparsi che erano solo coccole, intanto però con la mano avevo raggiunto i suoi testicoli e li stavo accarezzando dolcemente, eccitandomi sempre di più.
    Anche Ares non sembrava essere indifferente alle mie attenzioni perché il suo pene pur essendo ancora contenuto tutto all’interno si stava ingrossando a vista d’occhio e alla sua base si stava formando una gnocca rotonda, grossa come il mio pugno.
    Accarezzai anche quella, gli piacque ancora di più delle carezze ai testicoli.
    Adesso la punta rosa scuro del suo pene faceva capolino.
    Gliela avevo già vista altre volte quando era seduto, ma non l’avevo mai considerata come un oggetto del desiderio.
    Invece non era affatto male.
    Avvicinai la faccia e la sfiorai con le labbra, era morbida, liscia e umida, uno debole schizzo mi colpì il viso, lo raccolsi con un dito e lo assaggiai, era vagamente salato, come lo sperma umano, e per niente cattivo.
    Ripresi a stimolarlo con la lingua, gli schizzi divennero più copiosi e regolari e mi bagnarono tutta la faccia colando dal mento.
    Il pene era uscito quasi del tutto, non era particolare grande, sembrava un po’ più piccolo di un pene umano, ma ci si poteva accontentare e poi non era ancora al suo massimo, pensai.
    Continui il mio lavoro sia con le mani sia con la bocca e dovetti presto ricredermi perché le dimensioni del suo uccello ora erano diventate veramente importanti.
    Lo masturbavo con una mano, stringendogli delicatamente i grossi testicoli con l’altra e contemporaneamente glielo succhiavo andando avanti e indietro con la bocca, facendogli un gran bel pompino.
    Lui uggiolava di piacere e mi riempiva di sperma continuando a eiaculare senza sosta, tanto che il liquido denso e vischioso mi colava dalle labbra, andando a creare una grande macchia odorosa sulle lenzuola.
    Andai avanti per un bel po’, con gran soddisfazione di entrambi, finché i muscoli delle guance e della lingua cominciarono a farmi male per il gran lavoro.
    Mi sdraiai esausta sulla parte di letto che era rimasta asciutta e mi coprii con il copriletto.
    Ares dal canto suo si leccò per un po' quel gran bell’attrezzo e poi si mise anche lui di fianco a me, in breve ci addormentammo entrambi, sereni e appagati, non so lui ma io già mi immaginavo le prossime notti, tutto sommato la sparizione di Maurizio si era risolta niente male.
     
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