Chiara...mia cugina acquisita

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    Figon Member

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    Avevo avuto pazienza e perseveranza.
    Era quasi da due anni che, pian piano, avevo cambiato rapporto con la cugina della mia compagna.
    Avevamo sempre avuto un ottimo rapporto, ma non si era mai creata malizia.
    Sino all’estate del 2022.
    Avevo iniziato a guardarla sotto un altro profilo e pian piano, il mio comportamento, soprattutto attraverso gli SMS, era radicalmente mutato.
    Chiara, poco più di 40 anni, ottima posizione professionale, alta poco più di 1m60cm, occhi scuri e profondi, capelli lisci, un’abbondante quarta di seno, magra il giusto, a tratti maschiaccio, a tratti donna sensuale. Un sorriso da fermare un battito del cuore.
    Si era trasferita da anni a Milano, perciò le occasioni per vedersi erano davvero poco; un paio di volte d’estate, al mare e qualche fugace saluto a Natale. Poteva capitare di vedersi, se salivamo a Milano, ma nulla più.
    In quei due anni, ogni volta che, con i messaggi, lasciavo il lato goliardico delle nostre conversazioni e mi spingevo verso la malizia, lei si ritirava, senza più rispondere.
    Era allora che sparivo qualche giorno, finché non ricevevo un suo messaggio, con le scuse più banali.
    Nelle rare occasioni di incontro, i nostri sguardi parlavano, eccome se parlavano.
    Perciò non ho mai desistito.
    Finché un giorno, all’inizio del 2024, mi arriva un messaggio inaspettato:
    “GIOVEDÌ SCENDO E MI TRATTENGO SINO A MARTEDÌ”
    “BENE, QUESTA VOLTA CERCHIAMO DI VEDERCI”
    “INVITAMI”
    “INVITO SOLO TE…E STIAMO A CASA, TU ED IO DA SOLI”
    A quel punto credevo si ritirasse come al solito, invece mi arrivò un messaggio, tanto breve, quanto del tutto inaspettato:
    “SI”.

    Da anni stavo con la mia compagna, ma da sempre, ognuno a casa propria. Io sul mare, lei in collina. In tutti quegli anni, casa mia è stata frequentata da diverse donne, negli ultimi tempi, però, mi ero concentrato su Chiara.
    Da quel “SI”, feci trascorrere un po’ di minuti, quindi scrissi:
    “TI PONGO DELLE ALTERNATIVE, SCEGLI: VENERDÌ, DOMENICA O LUNEDÌ, SEMPRE DI SERA”
    “VENERDÌ SAREBBE PERFETTO”
    “VENERDÌ CENIAMO DA ME, TI ASPETTO”
    “OK, POI MANDAMI POSIZIONE”

    Percepii l’imbarazzo nelle sue parole, perciò non scrissi più nulla.
    Organizzai, mentalmente, la serata.
    Giovedì sera le mandai un messaggio, chiedendole se fosse arrivata, e lei rispose in modo laconico:
    “SI, DA UN PAIO D’ORE. CI VEDIAMO DOMANI SERA”.

    Il venerdì mattina andai ad ordinare gamberi e scampi crudi, un paio di tartare che avrei condito. Presi della frutta di stagione. Il vino lo avrei scelto la sera stessa, prendendo una bottiglia dalla mia cantina.

    Venerdì uscii presto dallo studio, andai a ritirare il pesce e mi diressi verso casa.
    Preparai i gamberi e gli scampi, adagiandoli su un piatto, con alla base del ghiaccio.
    Le tartare le condii con olio pomodori e capperi, quella di spigola e con olio e menta, quella di tonno rosso.
    Aprii un Franciacorta Enrico Gatti brut e lo sistemai nella glacette.

    Chiara arrivò puntuale, seguendo le indicazioni che le trasmisi via whatsapp.

    Andai ad aprire il cancello. Indossava un top bianco aderente ed una giacca, un paio di jeans a vita bassa e delle decollete nere, tacco12 a spillo.
    Ci salutammo con un casto bacio sulla guancia.
    Aveva preso un dolce tipico del suo paese (aveva casa in provincia, quando veniva in Puglia) ed entrammo in casa.
    Trovò la tavola apparecchiata e sorrise compiaciuta, ringraziandomi per tanta attenzione.
    Riempii i calici e brindammo a quella nostra serata.
    Chiara si tolse la giacca, mostrando il top aderente che non nascondeva la turgidità dei capezzoli, non portava reggiseno; si sedette, come suo solito, mettendo una gamba sotto il gluteo e mi ritrovai a pensare 1) come faceva a stare comoda e 2) doveva essere rilassata per mettersi nella sua solita posizione.

    Iniziammo a mangiare i crostacei, rigorosamente con le mani e quando li terminammo, mi chiese di poter andare in bagno a lavarsele.
    Le indicai dove fosse e la vidi camminare, sculettava maliziosamente, credo a mio esclusivo beneficio.
    Lasciò la porta del bagno aperta e ne approfittai.
    Mi alzai e la raggiunsi, stava asciugandosi le mani, quando la cinsi e la baciai sul collo.
    Mi lasciò fare, si girò e ci baciammo sulle labbra.
    Fu un bacio lungo ed intenso, poi Chiara si staccò e disse che aveva ancora fame e voleva finire la cena.
    Tornammo a tavola e come se nulla fosse, continuammo a mangiare ed a parlare.
    Lei si confidò molto, mi disse che con me trovava naturale aprirsi e che era contenta, pur con tutti i sensi di colpa, di aver accettato il mio invito.
    Terminammo di mangiare e finimmo la cena, la presi per le mani e la feci alzare. La portai dolcemente in camera da letto. Le sfilai il top e le tette si mostrarono in tutta la loro magnificenza.
    Succhiai i capezzoli sino a sentirla gemere. Si sedette sul letto, le sbottonai i jeans, le tolsi le scarpe e le sfilai i pantaloni. Si stese, allargò le gambe ed iniziai a baciarla sull’interno cosce; le leccai il minuscolo slip, infilando la lingua tra il lembo e la figa. Era bagnatissima. Presi le mutandine e le sfilai, tuffandomi sulle labbra della sua intimità. La penetrai con la lingua, le succhiai il clitoride, la leccai a fondo, sentendola gemere e tenere entrambe le mani sulla mia testa. Sollevò il bacino, puntando il tallone sul materasso, mi spinse la testa verso il suo sesso, gemette e venne con un orgasmo intenso e prolungato, bagnandomi il mento.
    Si accasciò sul letto ed attese che mi spogliassi.
    Lo feci velocemente, le andai davanti e le infilai il cazzo, durissimo, tra le labbra.
    Chiara iniziò a leccarlo con delicatezza. Ero in ginocchio, sul letto; lei tra le mie gambe, la schiena poggiata sulla spalliera; teneva il cazzo in mano, lo scappellò e con la lingua lo leccò per tutto il glande, inumidendo per bene il prepuzio; quindi se lo infilò in bocca e si mise a pompare. Pulsava tra le sue labbra, capì che continuando, mi avrebbe fatto venire, mi guardò e mi chiese di scoparla.
    Scesi lungo su di lei, le aprii le gambe, e la penetrai con dolcezza. Il suo sorriso mi spaccò il cuore, mi tuffai a baciarla, mentre la penetravo a fondo. Aumentai il ritmo per sbatterla. Le tette ondeggiavano, iniziò a gemere ed in poco raggiunse il suo secondo orgasmo della serata.
    Chiuse le gambe intorno alla mia schiena per non farmi uscire. Mi chiedeva di entrare a fondo, lo sentiva arrivare sino all’utero, mugulava dal piacere.
    Tenendo le mani tra i suoi capelli, le leccai il lobo dell’orecchio sinistro, e le sussurrai che volevo il suo culo.
    Mi guardò, sprigionando di nuovo il suo meraviglioso sorriso.
    Lo sfilai dalla figa, per permetterle di girarsi; si mise carponi sul materasso, allargò le cosce. Le andai dietro, sputai sul piccolo buco, bagnandolo anche con gli umori che le colavano dalla figa. Appoggiai il cazzo all’ingresso e fu sufficiente una piccola pressione per entrare. Era già largo ed era, evidentemente, abituata a prenderlo da dietro. Mi accasciai su di lei, le presi il volto dal mento, le infilai due dita in bocca, mentre affondavo il cazzo nel suo culo.
    Le massaggiai il clitoride con l’altra mano e mi portò all’estremo.
    Lo sfilai, le si distese, mi misi con il cazzo in mano, appoggiandolo alle sue labbra ed iniziai a sborrare.
    Le schizzai in faccia, in bocca, ovunque. Fu una liberazione, le riempii i capelli, il viso, ne ingoiò una parte. Mi stesi sul letto esausto e sfinito.
    Chiara si alzò per andare a pulirsi il viso, tornò e mi abbracciò; rimanemmo in silenzio per, forse, un minuto; le accarezzavo i capelli mentre lei aveva il viso sul mio petto. Mi bagnò con le lacrime e mi disse che era stata benissimo, ma che quella sera, sarebbe stata anche l’ultima trascorsa insieme.
    “So già che non mi perdonerò mai per quello che abbiamo fatto stasera, ma so anche che se non lo avessimo fatto, saremmo rimasti sempre nel limbo, facendoci male noi e continuando a farlo a lei. Stasera sento che ci siamo amati, ma la nostra storia deve finire ora”.
    Senza aggiungere altro, si rivestì e senza guardarmi, piangendo, andò via.
     
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