La crociera

racconti erotici lesbo

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    Non mi hanno mai attratto le crociere di una settimana su quelle grandi navi.
    Sette giorni di navigazione notturna e di visite programmate di giorno. Toccata e fuga per vedere città che non riuscirai a vedere, girare per mercatini pieni di paccottiglia turistica e mangiare in ristorantini tipici che di tipico hanno solo il fatto di essere tutti uguali.
    Poi alla sera tutti a bordo, in mezzo al frastuono di gente che parla a voce alta per coprire il rumore di altra gente che parla a voce alta, ad affollare i bar sgomitando per bere un gin&tonic annacquato e compreso nel pacchetto all-inclusive.
    Non mi hanno mai attratto le crociere di una settimana ma questa volta, per la curiosità soprattutto di mio marito e per la presenza di altre tre coppie di coetanei amici, abbiamo deciso di provare l’esperienza… La crociera negli Emirati Arabi, Qatar e Oman!
    Come pensavo, la crociera è una noia mortale. Di giorno quasi sempre ammassati in pullman roventi per tragitti dal porto alle città, così impersonali, tutte grattacieli e centri commerciali per turisti. Di sera tutti di nuovo ammassati nei bar e nelle sale fintamente eleganti della nave.
    Dopo cena che fare? Si cammina su e giù per i ponti, cercando un tavolo libero!

    Stasera l’abbiamo trovato vicino alla pista da ballo dove alcune coppie, per lo più di età matura, ballano in mezzo al chiasso e sotto luci soffuse.
    Guardo le coppie ballare, trascino in pista mio marito (tanto per fare qualcosa!!), torniamo al tavolo. Beviamo ancora qualcosa.
    Al terzo gin&tonic annacquato, forse un tantino allegra, chiedo di ballare di nuovo. Niente da fare, come del resto tutti gli uomini al tavolo. Le solite poche coppie in pista stanno ballando un lento.
    “Perché non balliamo noi due?” mi dice Vittoria, la più simpatica e brillante del gruppo.
    La guardo un po’ stranita, lei insiste, tutti abbiamo un po’ bevuto, gli uomini insistono in modo da liberarsi da altri spiacevoli inviti. Le altre donne bevono, gli occhi fissi sui bicchieri appannati dal ghiaccio.
    Accetto la mano che Vittoria mi porge.
    “Chi guida e fa l’uomo?” le chiedo prima di scoppiare a ridere con lei, come due cretine.
    Vicky mi prende la mano e mi appoggia la sua sulla schiena: è evidente, guida lei.
    Alta come me, bionda come me. Capelli lisci a caschetto, lunghezza media e frangetta. Bella donna non c’è che dire, né magra né grassa. Giusta, direbbe mio marito!
    Ha un bel viso pulito, pelle liscia, labbra morbide e piene, poco trucco e un paio di occhi fantastici, dal taglio allungato, con iridi di un colore indefinito tra il verde e l’azzurro.
    Il lento lascia il posto a un altro lento. Noi continuiamo a ballare e a ridere.
    Sento la mano premere sulla schiena, la mia mano nell’altra sua mano. Mi guarda senza parlare, mi perdo nei suoi occhi, mi gira un poco la testa per l’alcool e il caldo. Non ridiamo più.
    Sento il suo corpo appoggiarsi lieve al mio. Sento i suoi seni appoggiarsi ai miei, separati solo dalle sete sottili delle due camicie eleganti.
    E’ una mia impressione, forse l’alcool bevuto o non so cosa ma sento i suoi capezzoli sfiorare i miei. Gli occhi negli occhi mandano forse segnali? Mi guarda i capelli, le guardo le labbra… non sento più il chiasso, sento solo lei che mi guida.
    Poi la musica finisce, è tardi, si torna in cabina. Saluti, abbracci, baci sfiorati sulle guance. Vicky mi bacia vicino all’angolo della bocca, sento le sue labbra appoggiarsi vicino alle mie, insistere per qualche secondo di più. La mano scivola sul mio fianco, sfiora il mio seno. Lei mi guarda con quegli occhi che imprigionano l’anima.
    In cabina lui mi spoglia, mi stende sul letto, mi prende come sa che piace a me. Io penso a lei, a quella sua mano che sfiora il mio seno, a quelle sue labbra che hanno sfiorato le mie.
    Il cazzo dentro di me mi porta presto alla fine. La mia voce lo dice mentre penso alle dita di lei sul mio seno.
    Pulisco con la lingua il membro bagnato, come so che a lui piace dopo il sesso. Bevo le ultime gocce del suo piacere e penso alle dita di lei sul mio seno.
    Il mattino mi trova con un bel mal di testa. Due aspirine e rinuncia all’uscita in visita di gruppo al solito mercato “così suggestivo e che non si può perdere”.
    Lui esce dalla cabina dopo avermi suggerito di prendermela comoda e di rimanere a letto. Lo prendo in parola. Rimango a coccolarmi nel mio pigiama e mi riaddormento.
    Dopo un tempo che pare infinito, ma sono passati solo pochi minuti, sento bussare alla porta.
    “Sono Vicky. Mi apri?” Ancora un po’ intontita ma con il cuore che aumenta il ritmo della sua corsa scendo dal letto e vado ad aprire.
    “Cosa fai qui? Non sei scesa a terra?” le dico.
    “Volevo sapere come stavi e sono rimasta per farti compagnia. Ti scoccia o disturbo?”
    Mi sorride e come ieri sera mi perdo nel lago dei suoi occhi. Mi accarezza la guancia, le prendo la mani.
    “Mi sono agitata. Senti come batte il mio cuore”. Le porto la mano sotto il seno per farle sentire il mio tam-tam forsennato. Ma la sua mano si apre come un ventaglio sul seno, l’indice sfiora il capezzolo.
    La guardo, mi guarda. Ci siamo solo noi. Accade quello che prima di ieri non poteva accadere.
    La pelle sotto il pigiama ora è calda. La prendo tra le braccia, la stringo. Sfioro con le labbra il liscio suo collo. Profuma di fresco, un tenue profumo di fiori. La bacio sul collo, lungo tutto il collo.
    Lei è qui per me. Non ci sono parole tra noi.
    La sua mano slaccia i bottoni. Lascio cadere a terra la giacca.
    Vicky prende nelle mani i miei seni, stringe fra le dita i capezzoli che subito rispondono al tocco.
    Le sfilo la felpa, lei mi facilita alzando le braccia. Anche lei non porta nulla sotto, i piccoli seni rotondi si muovono morbidi davanti a me. Prendo subito tra le mie labbra le piccole areole chiare, i capezzoli duri ed eretti.
    Le sfugge un gemito, un altro. Le prendo il viso tra le mani, le dita tra i suoi capelli, la bacio, un bacio profondo, lungo. Lingue che imparano a conoscersi.
    Poi, occhi negli occhi, mi prende per mano e mi porta sul letto. Mi sfila i pantaloni del pigiama e si china su me, la lingua tra le mie cosce accarezza il sesso offerto al suo desiderio. Ecco, le sue dita mi prendono, si muovono con fare esperto, mi portano sul limite e …si fermano.
    Nuda davanti a lei che sale sul letto.
    “Spogliami” La voce roca per il desiderio che le leggo chiaro negli occhi.
    Le sfilo i pantaloni leggeri, guardo le sue piccole mutandine nere e già umide. Poi le tolgo per godere della vista del suo pelo biondo.
    Lo accarezzo, scendo a baciare il suo sesso, rispondo all’invito per la mia bocca, per la mia lingua.
    “Che sto facendo?” penso sapendo di non potermi fermare.
    Per quanto tempo ci amiamo in quel letto? Nude, le bocche sulle bocche, le bocche sui fiori bagnati, le lingue che percorrono strade a me sconosciute.
    Mani che stringono seni e dolcemente torturano eccitati capezzoli, dita che percorrono umide strade. Lunghi momenti di tremante piacere si ripetono inarrestabili.
    Parole d’amore, sussurri teneri e violenti. Inattese e trepidanti parole.
    Poi, dopo un tempo infinito, ci abbandoniamo sul letto disfatto, fianco a fianco a fissare il soffitto, le dita intrecciate. Mi giro verso di lei, la guardo, nuda e bellissima. Le accarezzo un seno, lo prendo nella mano. Mi guarda e sorride.
    “Non l’avevo mai fatto” le confesso intimidita ma ancora piena del suo sapore.
    “Io qualche esperienza l’ho fatta” mi dice con quei suoi occhi di lago. Poi si alza, mi bacia di nuovo e si riveste. La vedo uscire con la morte nel cuore.
    E’ tempo. Sotto la doccia la mano insaponata scivola in mezzo alle cosce e di nuovo mi arrendo al mio piacere con lei dietro le palpebre chiuse.
     
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