Covid: quali sono i sintomi oggi, e come prevenire la malattia? A chi è consigliato il vaccino?

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    Serve ancora vaccinarsi? I vaccini proteggono dalle varianti in circolazione? Eventuali effetti avversi: cosa fare. Studio ECDC sul ruolo del richiamo nel prevenire ricoveri e decessi. Circolare ministero Salute sul vaccino proteico aggiornato a breve disponibile in Italia.
    Covid oggi: come prevenire la malattia? È ancora pericolosa e per chi? Quali sono i sintomi? Il vaccino protegge dalle varianti in circolazione? Serve fare il richiamo? A chi è consigliato e perché? I bambini possono farlo? E le donne incinte? Ci sono controindicazioni? Cosa fare in caso di eventuali effetti avversi?
    Di seguito le risposte a queste e altre domande, in base a un recente studio condotto dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), alle indicazioni date dal ministero della Salute nella Circolare del 27 settembre 2023 «Indicazioni e raccomandazioni per la campagna di vaccinazione autunnale/invernale 2023/2024 anti COVID-19» e successive integrazioni e ai consigli degli esperti.
    La malattia, come si trasmette
    Covid-19, acronimo di COronaVIrus Disease 19, è una malattia respiratoria acuta causata da un virus denominato SARS-CoV-2, che appartiene alla famiglia dei coronavirus. Negli ultimi tre anni state identificate in tutto il mondo centinaia di varianti di questo virus. Attualmente, come rileva l’Istituto Superiore di Sanità, nel nostro Paese vi è la co-circolazione di diversi ceppi virali ricombinanti Omicron riconducibili a XBB e si conferma prevalente la variante EG.5 (Eris).
    In base alle attuali evidenze, il virus si diffonde per contatto stretto con persone infette, attraverso secrezioni della bocca e del naso (saliva, secrezioni respiratorie o goccioline droplet) e in modo indiretto, attraverso oggetti o superfici contaminati.
    Come proteggersi
    Per ridurre il rischio di infezione si consigliano alcune precauzioni (valide, in generale, per prevenire la trasmissione delle infezioni respiratorie), quali:
    - indossare correttamente la mascherina se si entra in contatto con altre persone specialmente se a rischio;
    - lavarsi regolarmente e frequentemente le mani con acqua e sapone (o con soluzioni detergenti a base di alcol) specialmente dopo aver tossito e starnutito, o dopo aver frequentato mezzi di trasporto o luoghi pubblici;
    - garantire una buona ventilazione di ambienti chiusi, inclusi abitazioni e uffici;
    - evitare abbracci e strette di mano;
    - mantenere una distanza di almeno un metro da altre persone;
    - starnutire e tossire in un fazzoletto di carta evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie, poi buttarlo e lavarsi le mani;
    - evitare di toccare occhi, naso, bocca con le mani non lavate;
    - evitare ambienti affollati.
    Cosa fare se si è positivi
    Con la circolare del ministero della Salute dell’11 agosto 2023 sono state aggiornate le indicazioni sulle misure di prevenzione della trasmissione del coronavirus, pertanto:
    - le persone risultate positive a un test diagnostico molecolare o antigenico non sono più obbligate a rimanere in isolamento, ma si raccomanda di osservare le precauzioni elencate sopra, inoltre devono:
    - evitare il contatto con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza, e anche di frequentare ospedali o Rsa;
    - informare le persone con cui si è state in contatto nei giorni immediatamente precedenti alla diagnosi, soprattutto se persone anziane, fragili o immunodepresse;
    - contattare il proprio medico curante se si è fragili o immunodepressi, se i sintomi non si risolvono dopo 3 giorni o se le condizioni cliniche peggiorano.
    Attenzione: se si è sintomatici bisogna rimanere a casa fino al termine dei sintomi.
    Sintomi più frequenti
    Le persone che oggi contraggono l’infezione, coi ceppi virali in circolazione, presentano principalmente disturbi delle vie respiratorie superiori, ma i sintomi variano in base alla gravità della malattia: si va dall’essere asintomatici alla presenza dei più comuni sintomi (molti simili a quelli dell’influenza) quali febbre, tosse, mal di gola, mal di testa, congestione o naso che cola, senso di affaticamento, dolori muscolari e articolari; fino al manifestarsi - nei casi più gravi - di polmonite, insufficienza respiratoria, sepsi, shock settico, potenzialmente mortali.
    Meno diffusa, rispetto alle precedenti varianti, è la perdita del gusto e dell’olfatto.
    Perché è importante fare il richiamo, lo studio Ecdc

    Contro Covid-19 sono disponibili vaccini, offerti gratuitamente alla popolazione, al fine di prevenire le forme gravi della malattia, i ricoveri in ospedale e anche i decessi.
    A confermare l’i mportanza delle dosi di richiamo nel prevenire ospedalizzazioni e decessi è un recente studio condotto da Ecdc in sei Paesi europei. I risultati dimostrano che, nel livello di protezione contro l’ospedalizzazione e la morte per COVID-19, il tempo trascorso dall’ultima dose è stato più importante del numero totale di dosi somministrate.
    Le dosi di richiamo, infatti, hanno ripristinato la protezione poco dopo la somministrazione, mentre la protezione diminuisce nel corso delle 24 settimane dopo la vaccinazione. Da qui le conclusioni di Ecdc: fornire booster aggiuntivi periodicamente per mantenere la protezione, soprattutto nelle persone anziane, dagli 80 anni in su.
    Nuovi vaccini aggiornati
    Di recente sono state autorizzate dalle Autorità competenti - in Europa EMA-Agenzia europea per i medicinali, in Italia Aifa -Agenzia italiana del farmaco - formulazioni dei vaccini anti-Covid adattate alle nuove varianti del virus SARS-CoV-2, sulla base delle più recenti evidenze scientifiche e dei documenti relativi alla vaccinazione anti-Covid emanati, tra gli altri, da Organizzazione Mondiale della Sanità ed Ecdc.
    Già da alcuni mesi il Servizio sanitario nazionale ha avviato una campagna nazionale di vaccinazione anti-Covid 19 con l’utilizzo di nuovi vaccini adattati a Omicron XBB.1.5.
    Nella prima fase della campagna è stato utilizzato il vaccino a mRNA Comirnaty Omicron XBB 1.5, disponibile in diverse formulazioni, specifiche per età.
    Nei prossimi giorni sarà disponibile anche in Italia il vaccino proteico aggiornato alle varianti Omicron dopo «l’autorizzazione da parte di Ema ed Aifa della formulazione adattata del vaccino ricombinante adiuvato Nuvaxovid (Omicron XBB.1.5)», come si spiega nella recente circolare del ministero della Salute, firmata dal direttore della Prevenzione Francesco Vaia.
    Inoltre, nella circolare ministeriale, che conferma le indicazioni e raccomandazioni sulla campagna di vaccinazione anti-Covid 2023-2024, si precisa che Nuvaxovid XBB 1.5 potrà essere utilizzato in alternativa al vaccino a m-RNA Comirnaty XBB 1.5, a partire dai 12 anni di età.
    Richiamo (annuale), quando va fatto
    Il richiamo, di norma, ha una valenza di 12 mesi.
    Al fine di massimizzare la protezione per l’autunno/inverno 2023-2024, la dose di richiamo è raccomandata a distanza di 6 mesi dall’ultima dose di vaccino anti Covid ricevuta o dall’ultima infezione (data del test diagnostico positivo).
    Anche per coloro che non sono mai stati vaccinati è prevista una singola dose.
    Sul sito dell’Agenzia italiana del farmaco si possono consultare i relativi fogli illustrativi con le caratteristiche dei prodotti Comirnaty Omicron XBB.1.5 e Nuvaxovid XBB 1.5.
    A chi è raccomandato il vaccino (e il richiamo)
    In base alle indicazioni ministeriali, la dose di richiamo del vaccino aggiornato (o la prima dose per chi non l’ha mai fatto), viene offerta in via prioritaria a queste categorie:
    - ospiti di Rsa e strutture per lungodegenti;
    - persone a partire dai 60 anni;
    - donne in gravidanza o nel periodo dopo il parto o in allattamento;
    - operatori sanitari e sociosanitari;
    - persone con disabilità grave (ai sensi della legge 104 del 1992, art. 3 comma 3);
    - persone di età compresa tra i 6 mesi e i 59 anni, con elevata fragilità motivata da patologie preesistenti che fanno aumentare il rischio di una grave forma di Covid-19, quali: malattie respiratorie croniche, dell’apparato cardio-circolatorio, patologie cerebrovascolari, oncologiche (in trattamento, per esempio, con farmaci immunosoppressivi), diabete, alcune malattie neurologiche e neurodegenerative, obesità, pazienti immunodepressi per patologia congenita o acquisita, trapiantati o in trattamento con farmaci immunosoppressori.
    Perché vaccinarsi
    Perché è consigliato fare la vaccinazione anti-Covid a questi gruppi di persone? «Il virus può diventare pericoloso se s’infettano persone vulnerabili come anziani e malati cronici a rischio di grave malattia. L’utilità del vaccino dovrebbe prevalere sulla paura» ricorda il dottor Claudio Cricelli, past president della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simmg).
    Aggiunge il segretario nazionale della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) Marco Falcone, professore ordinario di malattie infettive all’Università di Pisa e direttore Malattie infettive all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana: «I nuovi vaccini sono aggiornati rispetto alle varianti di Omicron e i dati disponibili - come riferiscono Ecdc ed Ema - suggeriscono che proteggono pure dai ceppi circolanti, tra cui la variante ad oggi più diffusa “Eris” (EG.5.1). Vaccinarsi, prima possibile, è fortemente raccomandato alle persone anziane e fragili, per esempio malati oncologici, ematologici, pazienti con patologie respiratorie o cardiache croniche, perché sono tra coloro che rischiano di più se si ammalano di Covid. Per esempio, – dice Falcone – se si ammala un paziente oncologico dovrà sospendere la chemioterapia, quindi peggiora la sua condizione di base; oppure se, per esempio, s’infetta una persona con enfisema polmonare e prende la polmonite deve essere ricoverato in ospedale, o anche in terapia intensiva ».
    Elenco non esaustivo, chiedere consiglio al medico
    Come si precisa nella circolare ministeriale, l’elenco delle patologie che danno diritto alla priorità per la vaccinazione potrebbe essere non esaustivo, pertanto il medico, che conosce la storia clinica dell’assistito, potrà valutare (tenendo conto del rapporto benefici/rischi) i casi in cui sussista il rischio che l’infezione da SARS-CoV-2 possa aggravare malattie di base, o causare forme gravi di Covid.
    La vaccinazione è consigliata anche a familiari, conviventi e carevigers di persone con gravi fragilità.
    A richiesta, e previa disponibilità di dosi, si possono vaccinare anche coloro che non rientrano nelle categorie a rischio.
    Priorità
    La vaccinazione, pur rimanendo raccomandata per tutti i gruppi di persone indicati e disponibile anche per coloro che non rientrano nelle categorie individuate, viene somministrata prioritariamente a:
    - persone di età pari o superiore a 80 anni;
    - ospiti delle strutture per lungodegenti;
    - persone con elevata fragilità, in particolare individui con marcata compromissione del sistema immunitario;
    - operatori sanitari e sociosanitari.
    Nella stessa seduta vaccinale è possibile la co-somministrazione del nuovo vaccino anti-Covid con altri vaccini come quello antinfluenzale, fatte salve eventuali specifiche indicazioni d’uso o valutazioni cliniche.
    Eventuali effetti indesiderati, cosa fare
    Nella circolare ministeriale viene ribadito che le sospette reazioni avverse ai vaccini (e ai farmaci in generale) possono essere segnalate sia dagli operatori sanitari ma anche da ogni cittadino attraverso le modalità previste sul sito dell’Agenzia italiana del farmaco dove si può scaricare la scheda da compilare.
    Nell’ultimo Rapporto di Aifa sulla «Sorveglianza dei vaccini anti-Covid-19 27/12/2020 - 26/12/2022» si ricorda che la maggior parte degli eventi avversi segnalati sono classificati come non gravi (circa l’81,3%; tra gli i più segnalati: febbre, cefalea, dolori muscolari/articolari, brividi, disturbi gastro-intestinali, reazioni vaso-vagali, stanchezza, reazione locale o dolore in sede di iniezione) e in minor misura come gravi (18,7%: nella maggior parte dei casi caratterizzate da sintomi simil-influenzali mentre gli eventi avversi di speciale interesse sono molto rari).
     
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