Società multiculturale tema svolto

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    Alcuni studiosi hanno definito la nostra una società multiculturale. Secondo te, cosa significa “società multiculturale”?

    Svolgimento:

    Si tratta del tentativo di realizzare una società in cui le varie culture siano raccolte, dove la cultura predominante non sovrasta la più piccola, ma dove tutte si completano scambievolmente. Cosa significa “Cultura”, etimologicamente, se non un terreno comune da “coltivare”, un “lavoro”? Le conoscenze, le tradizioni, i miti, gli usi, i costumi, le tecniche lavorative e le manifestazioni spirituali di un determinato gruppo umano non sono stabili, ma si arricchiscono nel tempo,anche a causa degli scambi e dei contatti, altrimenti saremmo ancora tutti intenti a lavorare la pietra. Insomma oggi dobbiamo sostituire il concetto di monocultura ad uno diverso, più aperto ai cambiamenti. I grandi mezzi di comunicazione hanno reso possibile un contatto ancora più grande tra le diverse culture. Le migrazioni hanno costretto gli uomini di diverse etnie a convivere tra di loro, anche se, purtroppo, in modo non sempre pacifico: proprio da questi conflitti, infatti, sono nate guerre e stermini.

    Eppure da questi spostamenti spesso determinati da situazioni economiche può nascere un reciproco approfondimento della conoscenza. È bellissimo, per esempio, vedere e apprezzare l’arte dei paesi africani o peruviani. Pensate che differenza c’e tra un manufatto industriale, apparentemente perfetto, ma identico a mille altri, ed uno frutto di un lavoro artigianale, dipinto a mano, ecc… Questo è un bagaglio culturale che ci può arricchire. Anche la mescolanza delle razze fa crescere il popolo. Sappiamo che persino da un punto di vista genetico e riproduttivo, conviene che le razze si mescolino tra di loro.

    Pensate per esempio a Sparta: in quella polis gli spartiati potevano sposarsi solo tra di loro, con il risultato che nel giro di pochi secoli la società spartana si autodistrusse, decimata dalle malattie genetiche e dalle guerre.

    Certo, anche nelle città e nelle società più predisposte a questa integrazione, si creano problemi e tensioni, non sempre cosi facilmente sanabili. Credo che ognuno di noi debba fare un passo. Chi accoglie non deve mostrare pregiudizio, ma umanità e comprensione, curiosità per gli usi e i costumi diversi dai propri, voglia di mettersi in discussione per arricchirsi spiritualmente. Chi arriva, però, non può non tener conto della cultura del popolo che lo sta ospitando, deve accogliere le leggi e il modo di vivere, pena l’impossibilita di qualunque dialogo costruttivo. Concludendo vorrei affermare, con Einstein, che

    «Un essere umano è parte di un tutto che noi definiamo “universo”, una parte limitata nel tempo e nello spazio. … una specie di illusione ottica della coscienza… è simile ad una prigione, che ci costringe a pensare unicamente ai nostri desideri personali e limita il nostro affetto solo a poche persone che ci sono vicine. Il nostro compito dovrebbe essere quello di liberarci da questa prigione, ampliando il raggio della nostra compassione in modo da includere tutte le creature viventi ».
     
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