Nelle mani di Mamma

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    Quando avevo appena compiuto 18 anni ebbi un incidente. Nulla di veramente grave, a dire il vero, un incidente domestico che però mi causò delle considerevoli ustioni alle mani.

    Al pronto soccorso mi medicarono, pulirono per bene le ferite, mentre io mi mordevo il labbro inferiore fino quasi a sanguinare pur di non mettermi a piangere come un bambino per il dolore. Il medico, una graziosa donna sui trentacinque dai biondi capelli e con una generosa scollatura che lasciava intravedere il solco tra i seni, mi fece l'enorme favore di chiedere a mia madre, che mi aveva accompagnato lì, di uscire dallo studio ed aspettare fuori. Mia madre, pur preoccupata, fece come diceva la dottoressa. Uscita mia madre la donna in camice mi sorrise,

    "Ora puoi anche smetterla di fare l'uomo a tutti i costi - disse regalandomi un dolcissimo sorriso - davanti a me puoi anche lasciarti andare, so che ti fa male".

    Mi rilassai, ma anche se avrei voluto strillare e rotolarmi a terra dal dolore, il mio orgoglio mi concesse solo di arrossire e di far uscire qualche lacrima e qualche singhiozzo strozzato. La dottoressa, sempre sorridendomi con molto calore, si chinò un po' in avanti per curarsi delle mie mani. Un po' per l'effetto della crema che mi spalmava sulle ustioni, un po' per il suo viso così dolce e la sua voce che continuava a ripetermi che sarebbe andato tutto bene e che ammirava un ragazzino così giovane che riusciva a soffrire in silenzio (o quasi), un po' per la sua posizione che mi permetteva di sbirciare comodamente nella sua camicia, mi tranquillizzai e mi rilassai, tanto che, a lungo andare, il guardare i seni della dottoressa mi stava provocando una certa eccitazione. A tener buoni i miei istinti però c'era una buona dose di dolore che, anche se un po' lenito, di certo non ne voleva sapere di sparire. Nonostante questo però pensai che se fossimo stati in uno di quei film porno davanti ai quali io mi masturbavo quasi quotidianamente malgrado la mia giovane età, a quel punto la bionda dottoressa per farmi "passare la bua" avrebbe dovuto tirare fuori il mio pene dai pantaloni e come minimo avrebbe dovuto masturbarmi con le sue tette... naturalmente però non avvenne nulla di tutto questo. La dottoressa mi diede un buffetto su una guancia e mi accompagnò fuori. Diede a mia madre un paio di tubetti di una pomata specifica per le ustioni e le impartì tutte le istruzioni per curarmi. Lasciammo l'ospedale.

    All'inizio, mentre camminavo lungo i candidi corridoi dell'ospedale, pensavo che il peggio fosse passato. Ora bastava restare un po' tranquilli ed in convalescenza. Oltre tutto con le mani bendate le cose a scuola sarebbero andate pure meglio: se mia madre infatti avesse insistito perchè io non perdessi le lezioni non avrei comunque dovuto fare compiti a casa perchè non ero in grado di scrivere, e per lo stesso motivo avrei evitato tutti i compiti in classe. Certo restavano le interrogazioni, ma solitamente agli orali me la cavavo discretamente. Tutto sommato sarebbe stata una gran pacchia... almeno così credevo. Già arrivati alla macchina nel parcheggio dell'ospedale mi resi conto che non andava tutto poi così bene. Non riuscivo ad aprire la porta della macchina. Provvide a farlo mia madre, che mi allacciò anche la cintura, visto che non ero in grado di afferrarla con le mani bendate. Stavo iniziando a realizzare qual'era la mia vera condizione. Scusate il termine, ma non riuscivo a fare davvero un cazzo. Durante tutto il tragitto tra l'ospedale e casa nostra non rivolsi la parola a mia madre. Ero assorto nell'immaginare quale tortura sarebbe stata la mia convalescenza. Così ridotto sarei stato costretto a farmi imboccare per mangiare, a farmi lavare, a farmi slacciare i pantaloni per poter andare al bagno. Il mio supplizzio non era ancora cominciato che già mi sentivo cadere in un abisso di umiliazioni. Tanto più considerando che la persona che mi avrebbe "aiutato" in tutti i miei "bisogni" sarebbe stata mia madre! Per carità, non è che avessi qualcosa contro mia madre, santa donna, di una bellezza e di una gentilezza d'animo davvero rare, con me era sempre dolcissima, ecco, forse anche un po' troppo zuccherosa. Il punto però era che così mia madre avrebbe avuto la scusa per sfogare su di me, inerme, tutta la sua apprensione. Sì, perchè mamma mi era attaccatissima ed era apprensiva fino all'inverosimile nei miei confronti. Sai che palle dovercela avere sempre attacata al culo? Il problema era che il matrimonio dei miei era una schifezza, freddo e monotono da far paura, e così mia madre, ancora giovane e davvero bella ma inguaribilmente fedele alla famiglia, sfogava su di me le sue carenze d'affetto coprendomi di attenzioni e rompendo spesso e volentieri le mie adolescenziali palle.

    Eravamo quasi arrivati a casa che mi voltai ad osservarla. Aveva lo sguardo fisso sulla strada ed anche lei restava in silenzio. Si sentiva in colpa perchè l'incidente in parte era stata colpa sua. Altro motivo per cui mi si sarebbe appiccicata addosso come carta moschicida, per lenire il suo senso di colpa. Vabbè, non avevo scampo... era bella però... davvero bella così assorta nel guidare. Aveva trentanove anni e, anche se non lo ammetteva, sentiva avvicinarsi i quaranta e ne provava una gran paura. Però era giovanile, sia nell'aspetto che nei modi di fare. Anzi, il suo viso conservava ancora un qualcosa di bambinesco, con quelle guance un po' paciocchine, quelle labbra rosa e quella pelle delicata, il tutto incorniciato da un bellissimo cascetto corvino. Il resto del corpo invece faceva pensare a tutto tranne che ad una bambina: magro, asciutto, scattante (non ho mai capito come facesse a tenersi così in forma visto che non andava in palestra), con fianchi stretti ed un culetto sodissimo, ma due seni davvero imponenti. Somigliava un po' a quell'attrice che ha fatto la parte della moglie del protagonista nel film "L'Avvocato Del Diavolo". Una favola. Certo se non fosse stata mia madre avrei fatto i salti di gioia ad avere una donna così bella sempre accanto.

    Fui sottratto alle mie elucubrazioni dalla macchina che svoltava entrando nel giardino di casa nostra. Mamma si voltò e mi sorrise a metà tra il dolce e l'imbarazzato. Allungò una mano e slacciò la mia cintura di sicurezza, poi scese, fece il giro della macchina e mi aprì la porta. Scesi, ancora muto come una tomba, già sentendomi umiliato dalla mia incapacità. Entrati in casa mia madre mi rivolse nuovamente un sorriso,

    "Come va?" disse,

    "Umph! Come vuoi che vada, sono praticamente invalido!"

    Sempre con quel sorriso colmo di tenerezza sul volto mi posò un bacio sulla guancia,

    "Non essere sciocco, la dottoressa ha detto che guarirai completamente anche se ci vorrà un po' di tempo, senti, io adesso inizio a preparare la cena"

    detto questo si avviò verso la cucina, mentre io me ne andai in camera mia. Le mani mi facevano ancora un po' male, ma potevo sopportarlo. Mi gettai sul letto e ritornai con la mente alla scollatura della dottoressa. Mi sembrava ancora di vedere quelle due enormi tette che occhieggiavano da sotto la stoffa del camice. Mi eccitai un po' e decisi che sarebbe stata una piccola consolazione farmi una sega. Sentivo rumori di pentole in cucina. Via libera. Senza pensarci più mi girai a pancia in giù sul letto e cominciai a strofinarmi come se fossi stato nel mezzo di un amplesso. Immaginavo di trovarmi tra le cosce della bella dottoressa e di poter leccare i capezzoli di quei fantastici seni. La mia eccitazione cresceva vertiginosamente nei pantaloni. Ad un tratto mi bloccai. Accidenti, non potevo venirmi nei pantaloni, come mi sarei giustificato? E con le mani tutte fasciate non potevo nemmeno slacciarmi la patta e venire su un fazzoletto! Con un sospiro mi fermai rinunciando ai miei intenti. Mi rigirai sulla schiena e restai a fissare il soffitto.

    Dopo un po' di tempo sentii mia madre salire le scale ed entrare in camera sua. Nonostante la porta della mia stanza fosse socchiusa riuscivo ad intravedere l'interno della sua camera da letto. Sentii che si toglieva i vestiti per cambiarsi, poi la vidi attraversare il mio limitato campo visivo vestita solo di reggiseno e mutandine, un completino di un candore virginale. Per un istante sentii una specie di fitta al basso ventre ed una scarica elettrica lungo la spina dorsale. Quant'era bella! "Oddio - pensai - sono talmente fuori di me che mi eccita pure mia madre!!!"

    Poco più tardi sentii ritornare a casa mio padre. Ci salutammo come al solito, mi chiese cosa mi era successo e dopo che gli ebbi spiegato com'erano andate le cose fece un commento sarcastico sul quanto io fossi maldestro. Stronzo!

    Vista la mia situazione chiesi a mia madre di poter mangiare più tardi, visto che mi imbarazzava farmi imboccare davanti a mio padre. Così mangiarono prima i miei genitori, mentre io me ne restavo nella mia cameretta ed i miei pensieri ancora balzavano dalla tentazione di creare sublimi fantasie erotiche alla necessità di togliermele dalla testa. Sentii i miei discutere in cucina. Non capivo bene cosa dicevano, ma il tono di entrambi sembrava alterato.

    "Basta! - sentii sbottare mio padre - Io esco!"

    Ormai era la stessa solfa tutte le sere... un'altra donna? Per mia madre sarebbe stato un colpo terribile se fosse stato così, ma per me sarebbe stato più facile accettare il fatto che mio padre tradisse mia madre piuttosto che credere che la trascurasse per uscire a bere un goccio con i suoi amici.

    Scesi in punta di piedi e mi affacciai alla porta della cucina. Mia madre sedeva immobile con lo sguardo fisso sul tavolo. Quando si accorse di me mi invitò ad entrare

    "Forza, vieni qui che ti aiuto a mangiare"

    la sua voce era sforzata e guardandola negli occhi capii che stava cercando di trattenere le lacrime. Mi sedetti buono buono, con dentro la voglia di dirle qualcosa ma senza sapere cosa. In fondo ero un ragazzino e ne sapevo ben poco dell'amore e di come si gestiscono i rapporti tra persone sposate. Così rimasi zitto. Guardai mia madre tagliare la carne nel mio piatto e poi imboccarmi, aspettare che avessi finito di masticare e avessi mandato giù e poi imboccarmi ancora. In silenzio, senza guardarmi in faccia, agendo come un automa, persa in tutt'altri pensieri. Così finchè non ebbi finito.

    "Io vado a letto - disse mia madre - converrebbe che ci andassi anche tu, è stata una giornata faticosa".

    Io non ero stanco, ma non sapevo che cosa fare, soprattutto senza di lei ad aiutarmi, così accettai il suo consiglio. Andammo in camera mia e mi aiutò a mettermi il pigiama. Tutto tranquillo, tranne quando mi sfilò i pantaloni, mettendo in bella mostra l'erezione che covavo nelle mutande. Io ero imbarazzato, mentre le se se ne accorse non lo diede a vedere. Mi posò un leggero bacio sulle labbra e mi diede la buona notte. Dopo una decina di minuti iniziai a sentirla singhiozzare. Come prima avrei voluto andare a dirle qualcosa per consolarla, ma mi sentivo impotente. Oltretutto avevo ancora il pene eretto e i residui dell'eccitazione continuavano a distrarmi. Lentamente i singhiozzi diminuirono e mia madre si addormentò. Anch'io mi rilassai e scivolai nell'abbraccio di Morfeo. Mi risvegliai sentendo mio padre ritornare verso la mezzanotte e rimasi sveglio ad ascoltare. Lo sentii entrare in camera sua e mettersi a letto. Poi sentii la voce di mamma, per quanto parlasse piano c'era troppo silenzio in casa perchè io non riuscissi a sentirla.

    "Facciamolo - diceva - ti prego tesoro, sono mesi che non facciamo più l'amore..."

    mi sembrava incredibile quello che stavo sentendo, mia madre, che avrebbe potuto avere tutti gli uomini che voleva ai suoi piedi costretta ad elemosinare un po' di sesso.

    "Finiscila cristo - disse mio padre - ti ho già detto che sono stanco!"

    e lì capii inequivocabilmente quanto mio padre potesse essere scemo. Immaginai la delusione di mia madre, poverina, ma non potendo farci nulla mi rimisi a dormire.

    L'indomani mi sveglia di nuovo con un'erezione che non potevo nascondere. Restai disteso nel letto respirando profondamente e cercando di non pensare a nulla per rilassarmi. Fortunatamente ci riuscii anche se mi ci volle un po' di tempo, ma alla fine ero tornato ad uno stato naturale. Soddisfatto di me stesso mi alzai dal letto e scesi a far colazione. Mia madre mi accolse con grandi sorrisi e tanta allegria, come se il giorno prima non fosse successo nulla. Mi preparò del latte con del caffè e mi aiutò a berlo. La osservai e mi sembrò davvero serena, come se non ci fosse alcun problema. Correva di qua e di là per la cucina con un completino da notte fatto da una canottiera e degli shorts di cotone. Era da sballo. Mi concentrai per stare calmo e riuscii a tenere a bada il mio organo sessuale. Certo che non potendo sfogare i miei sani istinti di adolescente vedere ma madre che sculettava per la cucina con i grossi seni che dondolavano non costretti da alcun reggiseno mi faceva un certo effetto.

    "Non credi - mi disse mamma alla fine della colazione - che prima di cambiarti le medicazioni alle mani sarebbe meglio che ti facessi un bel bagno? Visto che non puoi bagnarti le mani ti dovrò lasciare le bende addosso e rischiano di bagnarsi. Nell'ipotesi è meglio bagnare quelle che cambieremo subito dopo il bagno no?"

    Rimasi un po' interdetto per la proposta del bagno, ma che potevo dire? Aveva ragione su tutto! Certo sarei stato un po' in imbarazzo, ma dopotutto quella mattina stavo riuscendo a dominarmi piuttosto bene. Così accettai senza proteste e ci avviammo insieme verso il bagno.

    L'acqua scorreva velocemente riempiendo la vasca da bagno e rilasciando volute di vapore nell'aria. Mamma mi si avvicinò e con un sorriso allegro disse:

    "Forza, ora ti devo togliere tutto, dammi una mano".

    Alzai le braccia verso l'alto e lei mi sfilò prima la maglia del pigiama e poi una maglietta di cotone che portavo sotto, lasciandomi a petto nudo. Poi mi si inginocchiò davanti e prese i pantaloni del pigiama e i boxer sfilandomeli in una volta sola. Trovandomi con il cazzo ancora penzoloni ma, a dire il vero, non del tutto moscio, praticamente davanti alla faccia di mia madre, mi fece provare uno strano formicolio ai testicoli. Tirai un sospiro e feci finta di niente. Ero imbarazzato.

    "Ecco fatto - disse lei - adesso entra in vasca che ti lavo".

    Feci quello che mi aveva detto mamma ed entrai nell'acqua calda. Il caldo e liquido abbraccio dell'acqua mi aiutò a rilassarmi. Mi stesi nella vasca, facendo attenzione a tenere le mani sui bordi per non bagnare le medicazioni, e chiusi gli occhi.

    "Su, non puoi stare lì a mollo, alzati che ti insapono la schiena!"

    a strapparmi dal mio idillio era stata naturalmente mia madre. Alzai la schiena e rimasi seduto nella vasca. Le sue mani percorrevano le mie spalle e la schiena, accarezzandomi dolcemente. Era bellissimo e molto rilassante. Quando però passò alla parte davanti, insaponandomi il petto la cosa si fece più che altro eccitante e dovetti usare tutta la mia concentrazione per non avere un'erezione subaquea. Oltretutto attraverso il completino di cotone di mia madre potevo scorgere le areole brune dei capezzoli e questo di certo non mi aiutava nel reprimere i miei istinti più bassi (nel senso che si manifestano dalle parti del basso ventre!).

    Mamma mi sciacquò con cura il torso e poi mi disse che mi dovevo alzare in piedi per permetterle di lavarmi le gambe. Senza discutere mi sollevai e restai fermo lì, nudo e bagnato di fronte a mia madre, ma soprattutto con il pene vagamente gonfio, in un evidente principio di erezione. Mia madre mi insaponò con cura i polpacci, le ginocchia e le coscie. Più le sue mani salivano e più io perdevo il controllo sul mio giovane fallo che tendeva sempre più ad ergersi in tutta la sua maestà (a dire il vero non ce l'ho particolarmente lungo, ma diciamo che si presenta bene, e già allora non era un pene da disdegnare). Arrivata elle zone "calde" mia madre si accorse del mio stato di eccitazione, aggravato anche dal fatto che l'umidità aveva fatto appiccicare la sottile canotta di cotone che indossava facendola aderire ai seni e mettendo in bella vista i capezzoli. Nascondere il fatto che ero eccitato come un mulo dalla vista e dalle carezze di mia madre era a dir poco impossibile. Come dicevo quando lei si accorse del mio stato si bloccò per un istante, in cui mi sentii estremamente imbarazzato. Mamma s'accorse del mio imbarazzo e, probabilmente per togliere da quell'impasse entrambi iniziò a parlarmi con voce flautata,

    "Non ti devi preoccupare - iniziò a dirmi mentre si sciacquava le mani e ricominciava ad insaponarle - non devi sentirti imbarazzato se il tuo... coso è in questo stato. Alla tua età è normale, hai tutti gli ormoni impazziti. E poi con le mani ridotte in questo modo immagino che tu non abbia potuto sfogarti molto..."

    Oh mio dio!!! Quello voleva dire che mia madre sapeva! Che quella donna che mi aveva messo al mondo era a conoscenza dei sordidi segreti che io credevo condivisi solo ed esclusivamente dal mondo degli adolescenti maschi! E ci scherzava sopra! Credo che divenni paonazzo, tanto più che le sue mani avevano preso ad insaponarmi delicatamente l'interno coscia. Il mio pene tirava allo spasimo!

    "Cosa credevi, che non sapessi cosa succede quando ti chiudi in bagno? - disse lei accorgendosi della mia indescrivibile vergogna - Non essere sciocco, sarò vecchia ma non sono certo scema! Sono cose che fanno tutti quanti... o almeno che tutti hanno fatto, non ti devi vergognare se ti masturbi, anzi, secondo me fai molto bene, così impari a conoscere il tuo corpo"

    Dal canto mio volevo sprofondare e anche mia madre era evidentemente imbarazzata. Si sentiva che ciò che diceva era sincero, ma doveva fare un notevole sforzo per mantenere un atteggiamento controllato. Ma il suo viso era soffuso di un imbarazzato rossore ed i suoi occhi non si staccavano dal mio pene eretto che ora brandiva con la sinistra mentre con la destra mi insaponava lo scroto. Io dovetti usare tutta la mia forza di volontà per non mettermi ad ansimare a causa di quel massaggio.

    "E quindi se ora ti trovi in questo stato... sì insomma, anche se non sta bene davanti a tua madre, però è comprensibile... voglio dire... hai capito insomma, non hai nulla di cui vergognarti..."

    a quel punto, mentre ancora con la destra mi stringeva i testicoli con la sinistra iniziò un lento massaggio lungo la mia asta. Lentamente, molto lentamente, andava su e giù, su e giù. Mi sforzai di pensare che non mi stava facendo una sega ma che mi stava solo lavando il piolo. Certo questo pensiero non faceva diminuire il piacere che la mano di mia madre mi stava dando, tanto più che la donna si attardò in quell'operazione più del dovuto. Ad un tratto, credo ancora senza volerlo, mia madre mi scappellò... non ce la feci più a trattenermi, fu come se il mio corpo, tutto il mio corpo, cedesse di schianto sotto un immane peso. Sentii soltanto un gemito provenire dalla mia bocca, il mio pene che pulsava stretto nella mano di mia madre ed un lungo getto di sperma che usciva dal mio sesso, seguito da un'altro paio di schizzi meno consistenti.
     
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