TIROIDITE DI HASHIMOTO: DOMANDE E RISPOSTE

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    TIROIDITE DI HASHIMOTO: DOMANDE E RISPOSTE



    Tra le patologie collegate all’ipotiroidismo e una delle sue principali cause, sicuramente la più rappresentativa è la tiroidite di Hashimoto, detta anche tiroidite linfocitaria. Si tratta dell’infiammazione della tiroide maggiormente diffusa nel mondo, ha generalmente origine familiare e risulta 6 volte più frequente nelle donne, rispetto agli uomini. Nelle donne, infatti, l'incidenza è di 3,5 casi l’anno per 1000 abitanti, mentre la percentuale degli uomini che ne sono affetti è pari allo 0,8. È una malattia autoimmune che ha come caratteristica, “un’aggressione” degli anticorpi verso il proprio sistema immunitario: essi vengono infatti prodotti in maniera eccessiva e vanno ad intaccare il tessuto tiroideo, a tal punto da determinare una progressiva distruzione della ghiandola. Da quel momento la tiroide comincia a non funzionare più bene e riduce sempre di più la sua attività, fino a cessarla del tutto e far sì che, in molti casi, si debba ricorrere all’intervento chirurgico e asportare del tutto la tiroide. A seguito dell’intervento, verranno poi somministrati farmaci “ad hoc” che avranno il compito di sostituire il lavoro effettuato da questa particolare e delicata ghiandola. Si può quindi vivere benissimo anche senza la tiroide: basta dosare bene i farmaci a disposizione.

    Qual è l’origine della tiroidite di Hashimoto?
    Questa patologia è molto più frequente nelle zone del mondo con un buon apporto di iodio (per questo è anche chiamata la malattia “del benessere”), mentre nelle aree a carenza iodica è ancora oggi una malattia relativamente rara. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, l’infiammazione è di origine virale e anche una semplice influenza può bastare a provocarla, ma non solo: anche le situazioni di forte stress possono scatenare le frenetica attività degli anticorpi. È comunque da tenere in considerazione che la malattia si caratterizza principalmente non per l’eccessiva presenza di anticorpi, piuttosto per la riduzione della funzionalità della tiroide.

    Quali sono i sintomi della patologia?
    I sintomi variano da persona a persona e, per formulare una diagnosi, gli specialisti endocrinologi prendono in considerazione diversi fattori, a partire dalla storia familiare e clinica del paziente. Quando una persona è affetta dalla tiroidie di Hashimoto, il primo segno evidente è riscontrabile già dalla palpazione della ghiandola e del collo: generalmente è presente il classico “gozzo” che, in presenza della malattia, tende ad ingrossarsi. Il secondo successivo passo è quello di controllare attraverso le analisi del sangue, i valori del TSH (ormone ipofisario che regola la tiroide), dell’FT4 ed FT3 (frazioni libere degli ormoni tiroidei circolanti nel sangue) ma anche il valore degli anticorpi (AC) anti-tireoperossidasi (un enzima tiroideo che risulta positivo nel 95% dei casi) e quello degli anticorpi anti tireoglobulina che nella quasi totalità dei casi, risulta alterato. Per avere un quadro ancora più chiaro è utile anche la ricerca di AC anti-recettore del TSH e l'ecografia tiroidea; questa serve per lo studio morfologico del parenchima ghiandolare e per valutare la ghiandola nelle sue dimensioni. In alcuni casi, poi, si ricorre anche all'esame citologico (ago-aspirato) e/o alla scintigrafia. Nella maggior parte dei casi, però, la malattia si presenta asintomatica per molto tempo e la tiroide mantiene una normale produzione ormonale. I sintomi (tachicardia, sonnolenza, astenia, insonnia ecc….) insorgono quando si arriva all’ipotiroidismo e la tiroide si ingrossa e diventa dolente. Tuttavia, affinché si evidenzi l’ipotiroidismo, è necessaria la distruzione di almeno il 90% del tessuto tiroideo. Negli adolescenti affetti da tiroidite cronica, inoltre, il livello degli anticorpi antitiroidei può anche risultare non eccessivamente elevato e formulare una diagnosi può essere più difficile. Non deve invece destare preoccupazione la cosiddetta tiroidite post-partum, perché è una forma particolare di infiammazione, sempre su base autoimmune ma transitoria, e che frequentemente regredisce, restituendo alla paziente una funzionalità ghiandolare normale.

    Qual è la terapia più adatta?
    In molti casi non viene effettuato alcun trattamento se il gozzo presenta dimensioni accettabili, il paziente non ha particolari sintomi e il livello del TSH nel sangue risulta nella norma (il valore deve essere compreso tra 1 e 2 U/l). Viene invece consigliata una terapia con levotiroxina (lo specialista indicherà tempi e modalità d’uso) in base alla funzionalità della tiroide nel momento in cui viene fatta la diagnosi e nel caso in cui il paziente lamenti un fastidio derivante dall’aumento di volume del gozzo (che comprime le strutture adiacenti) e riferisca sintomi quali astenia, obesità, tachicardia e insonnia. Gli esperti suggeriscono di assumere le pasticche a stomaco vuoto per evitare l’interazione sia con particolari alimenti, che con altri farmaci che eventualmente il paziente sta assumendo.
    È vero che con questo tipo di patologia si tende ad ingrassare?
    Secondo gli esperti, non è la tiroidite di Hashimoto che fa aumentare di peso, così come sono leggende metropolitane che questa malattia provochi allergie o intolleranze alimentari. Può succedere, invece, che l’assunzione di farmaci per la tiroide insieme ad altri elementi (particolari cibi o integratori alimentari) rallentino l’effetto dell’ormone. In questo senso gli integratori di ferro o di vitamine e quelli che contengono il calcio, potrebbero avere questo effetto sui pazienti, così come alcuni particolari alimenti che andrebbero limitati: semi di rapa, cavolo, cavoletti di Bruxelles, broccoli, cavolfiori, patate dolci, maizena, fagioli di lima, e soia. Esiste però anche una categoria di alimenti da poter consumare il tranquillità, quali banane, pesce, radicchio, barbabietole, prezzemolo e semolino. Occorre poi limitare il consumo di carne rossa, uova, grassi e zuccheri.

    Quali sono i fattori di rischio per l’insorgenza della malattia?
    Come accennato, la genetica può avere la sua importanza nell’insorgenza della patologia, tuttavia spesso si parla di “malattia al femminile” perché a soffrirne sono soprattutto le donne con una percentuale che varia dall’8% al 10% per quelle in gravidanza, a causa del cambiamento ormonale in atto. È opportuno anche sottolineare che, per quanto riguarda le donne in gravidanza, la tiroidite di Hashimoto rappresenta quasi sempre una patologia transitoria che tende a risolversi dopo il parto. Anche l’eccessivo apporto di iodio rappresenta un fattore di rischio poiché tutte le sostanze contenenti iodio hanno la capacità di far sviluppare il processo autoimmune nei soggetti già predisposti: ecco perché la tiroide che si sente aggredita, comincia a produrre anticorpi in maniera eccessiva. Alcuni ricercatori, inoltre, hanno collegato il disastro di Chernobyl con l’ipotiroidismo perché hanno potuto notare la comparsa di anticorpi antitiroide in maniera consistente, dopo l’esposizione a basse dosi di radiazioni. Anche l’età ha la sua importanza perché si è riscontrato che la prevalenza della malattia tende ad aumentare con il passare degli anni. Infine anche le infezioni vengono tenute sotto controllo dagli specialisti del settore come possibili fonti di sviluppo (anche se non esistono ancora dati certi) dell’Hashimoto, in soggetti già predisposti, con tiroidite pregressa.

    L’attività fisica è importante per combattere la tiroidite di Hashimoto?
    Il movimento e l’attività fisica praticata in modo costante, sono importantissimi in ogni circostanza, tanto più in questo caso perché l’apatia e la stanchezza sono due “classici” sintomi legati all’Hashimoto: è importante quindi praticare sport, in base alle proprie possibilità, almeno tre volte a settimana. Particolarmente indicati sono la corsa, il tennis e il nuoto. L’obiettivo è quello di “muovere” il metabolismo che inevitabilmente viene “rallentato” dalla malattia, creando appunto la sensazione di mancanza di forze. L’attività fisica, quindi, praticata con regolarità, aiuterà a combattere la fastidiosa e a volte invalidante sensazione.

    http://www.benessere.com/

    Edited by <cassandra> - 28/5/2009, 18:20
     
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  2. Miss_Italia
     
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    Boh
     
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  3. emanur
     
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    Aiuto!!!
     
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2 replies since 28/5/2009, 12:50   1138 views
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