La geografia della vagina

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. DeltaTwist
     
    .

    User deleted


    Il mio primo vero approccio con il sesso fu a 15 anni circa.
    Quell’anno, come molti della mia età negli anni 70, portavo i capelli lunghi.
    Ero timido, ma decisamente un bel ragazzo, anche se fino ad allora poco consapeviole di esserlo.
    Fu durante una gita a Sirmione che una liceale mi notò in mezzo a molti altri ragazzi più grandi di me, facendomi un bel complimento: “Tu sei davvero carino”.
    Di colpo mi sentii maschio, pieno di prospettive. Quella sera tornando a casa sotto la pioggia mi sentii diverso, cresciuto.
    Il sesso venne poco dopo, in estate, al mare con i miei genitori.
    Avevo notato di piacere alle ragazze per il mio aspetto magro, vagamente efebico, con il viso ancora a tratti da bambino, ma ormai cresciuto. La mia timidezza però bloccava i miei desideri.
    Passai tutto l’inverno ad abituarmi a queste attenzioni nuove e piacevoli, senza avere il coraggio di buttarmi. Una sera, in spiaggia, due ragazze mi invitarono ad una festa per la sera successiva.
    Nicchiai. L’altra mi disse “Se esci te escono tutte”.
    Insomma capii che era ora di mettere da parte la mia timidezza e buttarmi. Decisi di recitare la parte che mi spettava consapevole che sarei stato anche goffo o fuori luogo.
    Ma il mio testosterone mi diceva che era ora di agire. E non più da solo.
    Da troppo tempo sognavo su tutte le mie amiche. Mentalmente avevo avuto rapporti con tutte le donne del vicinato, casalinghe incorporate, a prescindere dalla loro avvenenza. Mi bastava un particolare per ricamare un Decameron personale.
    La sera successiva arrivò una nuova ragazza di Milano, 19 anni, 4 più di me, evidentemente scafata, volitiva.
    Me la presentarono e lei si soffermò su di me un po’ di volte in modalità “ A te ti studio bene dopo”.
    Ero già agitato, ma ormai avevo deciso che sarei stato coraggioso.
    La tipa mi marcò stretto tutta la sera, mi fece una capa tanta. Non smise un solo minuto di parlare. Alla fine decisi di rientrare a casa: “Ti accompagno” mi disse invertendo i ruoli.
    Questo essere coccolato mi piaceva. Mi sentivo più sicuro. Naturalmente fui io ad accompagnare a piedi lei.
    La sua pensione era alla fine di una stradina buia, in quei quartieri appena costruiti selvaggiamente nei posti balneari.
    Come se fosse scontato, oltre a dirgli “Ci vediamo domani” la abbracciai alla “bullo de periferia” e la baciai. Inaspettatamente lei mi si avvinghiò e questo mi piaque.
    Fu una conquista milimmetrica a partire dal fianco fino al suo capezzolo. Perché l’iter di default era: bocca, seno, come nei lenti dei Procol Harum. Ultima meta una volta appartati, gli slip. Non osavo pensare di più.
    Invece la ragazza reagì mugolando e questo per me era una new entry non preventivata.
    Insomma se al solo contatto con il capezzolo….
    …mi si aprì un ventaglio di prospettive.
    Di colpo mi passò davanti tutto l’armamentario di fantasie erotiche mai osate prima, ma ora realizzabili. Una botta di testosterone da urlo.
    La lieve disponibilità mi eccitò.
    Baciandola la portai goffamente sul marciapiede, non senza rischiare la caduta sul gradino.
    Pagherei per un video a tre metri, della scena.
    Contro il muro. Mani sui seni, poi dentro la camicia, poi oso: sotto la gonna.
    Non dice niente.
    Porca-paletta-che-bello.
    Guadagno il bordo dello slip Cotonella e finalmente il sogno della seconda parte della mia vita è li.
    Entro.
    Io non sapevo come fosse fatta esattamente la vagina, dove fosse la location insomma.
    Capitemi: non c’era Internet, non c’erano i giornaletti porno, non c’era nulla. Solo i racconti fra mito e realtà dei più grandi.
    Per deduzione logica penso:
    ”Se il mio pisello è davanti, anche la vagina è davanti, sennò come si fa?”.
    Do per scontato che appena oltre il pelo pubico trovo il Vaso di Pandora.
    Cerco, ravano, niente.
    Lei ansima, io esploro.
    Geograficamente non ci siamo.
    Non trovo nulla.
    Siamo quasi al “Scusa sto cercando l’anello”.
    Scendo un po’.
    Non c’è.
    Se fossero tutte diverse?
    Passa una famigliola.
    Mi butto contro di lei completamente, ma senza estrarre la mano:
    il terreno guadagnato non si perde.
    Potrebbe cambiare idea…
    Cerco di nuovo. Scendo ancora e ancora.
    Ormai ho la mano piegata sotto.
    I miei ormoni mi incitano.
    Io dico loro di stare calmi che adesso sono nella fase anatomica e non ho tempo.
    E’ una prateria. Attorno al nulla.
    Sudo. Eccitato, ma vigile. Preoccupato.
    Insomma alla fine trovo.
    Con l’aria di chi ha gia avuto mille avventure esploro.
    Lei mugola, anzi piange. Ma che versi…?
    Piange o mugola?
    Il sogno di una notte di mezza estate sta per avverarsi.
    Ero troppo concentrato nella fase esplorativa per focalizzare che ero in piedi,
    contro un cancello,
    in mezzo ad una strada
    e che era la mia prima volta.
    Un buon antidoto per la prima volta. All’improvviso un dubbio atroce.
    Sono troppo sotto. E se stessi toccando la cosa sbagliata?
    Oddio! Che figura.
    Adesso lei pensa che io sono un depravato. E’ un ora che giro attorno alla cosa sbagliata.
    Sono una frana.
    Abbiate pazienza…la mia geografia vaginale era ferma alla sola conoscenza che avevo:
    la ricerca del pelo pubico nelle fotografie di biancheria intima di Postal Market, reparto lingerie trasparenti, munito di lente per capire…
    Per fortuna lei mi salva senza saperlo:” Ho voglia di fare all’amore”.
    E mi infila una mano nei ginz, senza aprirli, dall’alto. Una mano gelida che mi fa sfiorare la conclusione prematura della mia mitica prima volta.
    Oddio. Il cuore mi batte forte.
    Il resto è deducibile. In piedi, come nella canzone di Jannacci al Carcano.
    Lei che mi dice “ti amo” sotto i 20 decibel e io con le ginocchia che mi fanno Giacomo-Giacomo ogni 30 secondi.
    Quando passa qualcuno, immmmmmmobile! Come un ladro nell’armadio.
    Ma non ho avuto la defaiance della prima volta. Anzi la ricordo con particolare divertimento.
    Ci siamo rivisti dopo un mese a Milano: sparito tutto, magia, attrazione, erotismo.
    Parlare con lei era come parlare con una Girella Motta.
    Morale?
    Beh, credo che oggi un 15enne abbia le stesse conoscenze anatomiche di un bravo ginecologo con Master all’Univeristà di Edmonton i Columbia.
    Con quello che circola in Internet si può disquisire tranquillamente anche sull’apparato del Golgi delle cellule vaginali…
    Però se molti ragazzi avessero una buona educazione sessuale, almeno nelle funzionalità, credo che molti pregiudizi o paure sarebbero risparmiate.

    BLOG Franca Rame
     
    .
0 replies since 21/5/2009, 22:29   3318 views
  Share  
.
Top