Le ultime lettere di Jacopo Ortis [Riassunto, commento e analisi]

analisi dei personaggi, le tematiche, il tempo e lo spazio

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  1. <Petrosyan>
     
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    Jacopo Ortis è un giovane di famiglia benestante con origini veneziane. Dopo il trattato di Campoformio (periodo a cui appartiene la raccolta di lettere che costituisce il romanzo) Jacopo si vede costretto a fuggire per via dei suoi ideali patriottici e liberali che gli impediscono di restare nella città natale sotto il dominio degli Austriaci. Il luogo in cui trova rifugio è quello dei monti Euganei, dove conosce un altro rifugiato, il signor T***, che vi risiede con le figlie: la piccola Isabella e Teresa, di cui Jacopo s’innamora.
    Questa tuttavia è già stata promessa in sposa al signor Odoardo, nobile di elevata posizione sociale. Jacopo prova ad allontanarsi dai colli in cui si era rifugiato dirigendosi a Padova, con la speranza di dimenticare Teresa. In questa città in cui avrebbe dovuto frequentare l’università resta solo un mese, per via della corruzione politica e della passione per la sua amata che lo coinvolge sempre più. Approfittando dell’assenza di Odoardo i due diventano sempre più intimi. Tornato il futuro marito i due, vista e riconosciuta l’impossibilità del loro amore, decidono di separarsi e Jacopo di partire per Bologna. Inizia poi per il protagonista una lunga serie di viaggi che lo porteranno a Firenze, Milano, Pietra Ligure e Ventimiglia. Durante questa serie di viaggi è lunga e profonda la meditazione sull’onnipotenza del destino sia per quanto riguarda la sua patria sia per quanto riguarda il suo amore per Teresa. Giunge successivamente a Rimini, dove, giunto a conoscenza del matrimonio fra Teresa e Odoardo, sceglie la via del suicidio. Dopo aver confessato all’amico un incidente nel quale aveva involontariamente ucciso un contadino, saluto fugacemente lui, Teresa e la madre, si uccide la notte del 25 marzo trafiggendosi il petto con un pugnale, per spirare poi fra le braccia del signor T***.


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    Collocazione spaziale e temporale
    Le locazioni in cui si svolge la storia di Jacopo Ortis sono varie: si passa dai noti paesaggi dei colli Euganei in cui si svolge la maggior parte della vicenda alle varie città come Milano, Firenze, Pietra Ligure, Ventimiglia e Rimini.
    Il tempo in cui la storia è ambientata va dal 11 ottobre 1797, giorno a cui risale la prima lettera di Jacopo, al 25 marzo 1799 giorno in cui il protagonista si toglie la vita.
    I personaggi
    I personaggi principali del romanzo sono: Jacopo (nonché protagonista della vicenda), Lorenzo (migliore amico di Jacopo), Teresa (la ragazza di cui s’innamora il protagonista) Il signor T*** (padre di Teresa e Isabella e grande amico di Jacopo) e la madre di Jacopo.
    Commento
    Le ultime lettere di Jacopo Ortis è un esempio del genere letterario epistolare. Non avendo mai letto romanzi italiani di questo tipo, posso affermare che si tratta di un genere particolare e leggermente più complicato da leggere. Quest’opera presenta, infatti, una continuità a mio parere poco individuabile che sembra interrompersi con ogni lettera. Un'altra caratteristica consiste nel rapido passaggio fra un tema ed un altro fra una lettura e l’altra (soprattutto quando cambia il destinatario) anche se bisogna riconoscere che c’è comunque una certa coerenza riguardo ai temi. Questi ultimi sono: il tema dell’amore infelice perché non corrisposto e il tema della politica, in questo caso si tratta della libertà di Venezia, parte dei territori ceduti da Napoleone agli Austriaci secondo il trattato di Campoformio. La prima tematica può tuttavia essere correlata ad un’altra molto importante e in stretto legame con questa: il problema esistenziale trattato qui attraverso il suicidio e tutte le considerazioni fatte su questo. La maniera, a mio parere troppo lenta e soprattutto ripetitiva, con cui vengono affrontati gli argomenti, rallenta notevolmente la lettura dell’opera.
    Bisogna in ogni modo riconoscere che i due temi principali (o tre se si considerano separatamente i primi due) sono ben approfonditi e rendono perfettamente l’idea riguardo al pensiero di Foscolo o (seguendo altre interpretazioni) del suo alter ego.



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    TEMATICHE:

    Il romanzo si svolge innanzitutto su due tematiche fondamentali che si intrecciano: la passione politica e la passione amorosa.
    La passione politica, che, col suo fallimento, mette in evidenza da un lato i rapporti negativi con il potere e dall'altro il desiderio di un'Italia che avrebbe potuto essere unificata proprio alla luce delle idee diffuse dalla Rivoluzione francese e dagli entusiasmi suscitati dalle imprese di Napoleone; il fallimento è controbilanciato dall'amor di patria, dall'elogio della virtù individuale e dalla meditazione sulla storia e sulla passata grandezza di Roma e dell'Italia.
    La passione amorosa, che col suo fallimento mette in evidenza i rapporti negativi dell'individuo con gli usi, i costumi e le consuetudini che vogliono ancora la donna oggetto del padre o del marito e priva di quella volontà autonoma che la contraddistinguerebbe come persona umana: la forza non è ancora nel sentimento (o non lo sarà se non sporadicamente), ma nel potere soprattutto economico. La forza delle idee illuministiche non è stata in grado di liberare l'individuo dal controllo dei potenti su chi è sottomesso perché nulla possiede. Ma anche in questo caso, come per la passione politica, il romanzo e i due personaggi Teresa e Jacopo, insieme alla madre della ragazza, rappresentano un atto di fede nel sentimento e nel rinnegamento dell'egoismo. Il fallimento della passione amorosa è controbilanciato proprio dalla valorizzazione del sentimento e dalla ribellione a un certo senso del fatalismo che durante il romanticismo assegnerà alla donna un altissimo ruolo, valorizzando il suo essere madre e punto fondamentale di unione del focolare domestico.
    Il fallimento delle due passioni porta inevitabilmente al suicidio, provocato dal dolore intensamente provato e protratto fino al limite della rottura finale, ma questo elemento negativo è controbilanciato dalla speranza di un mondo in cui coloro che si amano possano riunirsi per sempre.

    Quindi ricapitolando le tematiche possono essere così elencate:

    Il suicidio: non si tratta di un suicidio improvviso, bensì di un suicidio lungamente meditato e accuratamente preparato (l’ultima visita a Teresa, l’abbraccio finale alla madre, la lettera a Lorenzo con quella da consegnare a Teresa, l’ultima passeggiata....), inevitabile conclusione di una vita ormai vista come dolore e impotenza. La critica lo ha definito in diversi modi: non è negazione della vita, ma è, alfierianamente, affermazione e bisogno di libertà, denuncia di oppressione e protesta contro la società e il destino; come un segno di immaturità psicologica da parte del protagonista; come espressione di fuga da parte del letterato di fronte alle nuove condizioni storiche. In fondo la soluzione tragica, annunciata fin dal titolo dell’opera (Ultime lettere), finisce con l’apparire come inevitabile, innescata dal circolo vizioso di un agire che nel romanzo si rivolge costantemente su di sé, senza vie d’uscita.

    Amore per la patria e patriottismo: Jacopo esprime il dolore per le sventure della patria, il cui sacrificio è ormai compiuto, sicché ai patrioti non rimane altro che piangere per le loro sciagure e per la vergogna di non aver saputo difendere l’indipendenza della patria. Risponde risentito al consiglio dell’amico di sottrarsi alle persecuzioni con la fuga; egli non lo farà mai, perché, per sottrarsi agli Austriaci dovrebbe consegnarsi ai Francesi, a coloro cioè che avevano tradito e venduto la sua patria. Jacopo sa di essere nella lista di proscrizione , ma per ora, su consiglio della madre si trova in un vecchio podere sui colli Euganei, dove non intende fuggire, perché nella sua solitudine trova almeno il conforto di poter vedere di lontano Venezia. Egli si duole delle persecuzioni subite dai patrioti, non tanto ad opera degli Austriaci, quanto ad opera degli stessi italiani, e non se ne meraviglia perché purtroppo - egli dice - noi stessi Italiani ci laviamo le mani nel sangue degli Italiani, cioè combattiamo sempre tra di noi invece di essere unti contro gli stranieri. La libertà della patria è sentita come la ragione stessa della vita.

    Bellezza rasserenatrice (Teresa): Jacopo pensa che la contemplazione della bellezza rasserena ed addormenta negli uomini tutti i dolori, ma poi ha il presentimento che per il suo animo travagliato anche tale contemplazione può essere fatalmente fonte di nuovo dolore, perché si sente come predestinato ad avere perpetuamente l’animo agitato dalle passioni.

    L’amore: sentito come il momento più esaltante della vita umana. L’inno all’amore è offerto a Jacopo dall’ebbrezza provata nell’aver baciato Teresa. Anche se è convinto che il suo amore è senza speranza perché Teresa è fidanzata ad Odoardo, Jacopo si sofferma a descrivere liricamente la metamorfosi del suo animo derivata dalla dolcezza di quel bacio. Dopo quel bacio egli è cambiato: i suoi pensieri sono diventati più nobili, tutto gli appare più soave, la natura si abbellisce al suo sguardo. Perfino dagli uomini non fugge più. L’amore è la madre delle arti belle, perché ispira la sacra poesia negli animi generosi, che tramandano alle future generazioni i loro canti di incitamento a compiere nobili imprese; accende inoltre nel cuore degli uomini la Pietà, ossia la tenerezza degli affetti. Senza l’amore la terra diventerebbe ingrata.



    NARRATORE: essendo un romanzo epistolare, il narratore coincide con il protagonista del romanzo – Jacopo - che scrive all’amico Lorenzo le proprie vicende e emozioni. In un certo senso, però, anche Lorenzo svolge la funzione di narratore. Ci sono dunque due personaggi, Jacopo e Lorenzo, che hanno il duplice ruolo di personaggio narrante e personaggio narrato. La storia di Jacopo Ortis che, deluso nelle sue attese politiche e innamorato senza speranza di una fanciulla destinata ad andare in sposa ad un altro, si uccide, è raccontata da due narratori che si differenziano per la diversa destinazione della pagina ( per Jacopo il destinatario è Lorenzo; per Lorenzo sono i lettori del libro), per il tempo della scrittura (contemporaneo agli eventi narrati per Jacopo; posteriore per Lorenzo), per il diverso temperamento dei personaggi (irruente e passionale il protagonista, pacato e saggio Lorenzo) e per il livello della scrittura (Jacopo può utilizzare ardite strutture sintattiche, sperimentalismi stilistici e il fiorentino; nella prosa di Lorenzo è di rigore la paratassi il lessico aulico e la precisione di una cronaca distaccata).


    PERSONAGGI:

    I personaggi principali del romanzo sono:

    Jacopo Ortis, il protagonista. Rappresenta la crisi delle speranze rivoluzionarie e di un'idea di libertà e di patria vissuta in modo istintivo e fondata su una fiducia fondamentale che all'atto pratico si rivela inconsistente e negativa. Egli è l'eroe romantico che lotta inutilmente contro convenzioni ormai inattuali. Sul piano della passione politica non rappresenta tanto la crisi delle idee rivoluzionarie, come qualcuno ha prospettato, quando un atto di fede in un'idea straordinaria che potrà essere realizzata non con la fiducia in un personaggio come Napoleone o altri, ma con la fede nelle proprie forze e la volontà di una nazione di raggiungere il risultato finale. Il suicidio di Jacopo appare come un atto di denuncia contro gli usi e le consuetudini dell'epoca e di protesta politica, ed è motivato non soltanto dalla fine dell'infelice amore per Teresa ma anche dal tradimento perpetrato da Napoleone Bonaparte che vende Venezia all'Austria col trattato di Campoformio, ratificato il 17 ottobre, contro le speranze di molti nobili idealisti del tempo, che aspiravano a un’Italia unita. Jacopo nel romanzo appare in una luce solitaria e spesso violenta, specie nell'ultima parte, dove ogni suo gesto appare netto e preciso come scolpito, così come il Foscolo nella vita quotidiana risulta solitario perché nessun legame solido e duraturo gli è permesso, vivendo "ramingo di gente in gente”.

    Teresa,la donna di cui Jacopo è innamorato: in origine ricorda la Teresa Pikler, moglie del Monti, ma già nell'edizione del 1802 ricorda la Isabella Roncioni, conosciuta sul finire del 1800 a Firenze, che come Teresa appunto era stata promessa a un marito che non amava (il marchese fiorentino Pietro Bartolomei) e reincontrata nell'aprile del 1813, ormai sposata e corteggiata dal barone Strozzi. Teresa rappresenta l'amore, la dolcezza, il senso dell'infinito sul piano del sentimento, ma anche l'oggetto, come abbiamo visto, del padre prima (che se ne serve come scambio per ottenere per sé una sostanziale tranquillità anche sul piano poliziesco, e del marito poi: i matrimoni sono un contratto sociale, come aveva ben scritto il Rousseau, e la vittima di questo contratto, la parte debole è proprio la donna, così legata al focolare domestico e al decoro della casa, da non avere per sé assolutamente nessun momento: la sua vita deve essere dedicata interamente alla casa, ai figli e al marito... e alla preghiera, come dirà Carducci circa settantanni dopo. All'uomo la vita pubblica, alla donna la vita privata. Ma la sofferenza di Teresa di fronte alla mancata realizzazione dell'amore per Jacopo, il dolore muto vissuto fra il padre e il marito che pure per Jacopo provavano qualche simpatia e che il qualche modo si sentono responsabili della sua morte, come sistema se non proprio come individui, è chiaramente manifesto e non viene mai messo in discussione nemmeno da coloro che sono preposti alla sua vigilanza: il padre e il marito. In lei non c'è odio o avversione, ma una sottomissione alla volontà del padre e la coscienza che nel suo intimo può vivere il suo amore per Jacopo, soffrire delle pene che soffre Jacopo, sentire la mancanza di Jacopo assente e non lamentarsi, ma rivelare i suoi sentimenti appena lo vede da lontano avvicinarsi perché sa che lui è lí per lei, col suo amore senza pretese. In Teresa non c'è esasperazione dei sentimenti, ma mitezza: soffre per la lontananza della madre ma non farebbe mai come la madre perché non è una ribelle. In questo anticipa la funzione della donna nella società romantica: colei che protegge il focolare domestico dalle forze disgregatrici che provengono dall'esterno.

    Lorenzo Alderani: sicuramente omaggio a Laurence Sterne, sappiamo che è stato fedele amico di Jacopo e continua ad esserlo anche dopo la sua morte. Sconvolto dalla morte dell’amico e debitore delle promesse fatte a questo, decide di omaggiarlo con una raccolta delle sue lettere ed è quindi l’editore del libro. Il suo carattere lo si desume dalle lettere del protagonista e dalla scrittura che compare nella seconda parte del libro: sincero, leale, un po’ pedante, fedele e puntuale, rappresenta l’amicizia. E’ un personaggio solido e razionale come un settecentista, e contemporaneamente romantico, per la suggestione dei comportamenti dell’amico. Di Jacopo non comprende fino in fondo le inquietudini e gli interrogativi, le scelte e i comportamenti.

    Il signor T***: è il padre di Teresa, è la causa della caduta dell’illusione amorosa e rappresenta l’antagonista. Nella sfera dell’illusione amorosa , rappresenta il correlativo di Napoleone in quella politica: entrambi positivi in apparenza (“ Io n’aveva inteso parlare come d’uomo di colto ingegno e di soma onestà […]. Ha tratto cortese, fisionomia liberale e parla col cuore”) , non tardano a far cadere la maschera e a rivelarsi tiranni. Come i patrioti che si sono ribellati ai decreti del dittatore francese sono costretti all’esilio e alla dolorosa lontananza dalla patria, così la madre di Teresa, ribellatasi alla volontà del marito, è costretta ad una forzata lontananza dalla famiglia : è a Padova, come in esilio. In fondo, però, anche il signor T** è una vittima: più che degli eventi, delle sue debolezze.

    Odoardo: dalle movenze meccaniche e precise, l’uomo a cui Teresa è destinata in sposa, neppure per un istante riesce a suscitare simpatia al lettore. Incapace di sentire, di amare, di comprendere, rappresenta il correlativo negativo di Jacopo; e mette così in risalto il triste destino di Teresa, fanciulla d’indole appassionata, “nata per amare ed essere amata”.

    Isabellina: l’altra figlia del signor T***, “Bionda e ricciuta, occhi azzurri, guance pari alle rose, fresca, candida, paffutella, pare una Grazia di quattr’anni”, legata a Jacopo da un affetto vivo e spontaneo. E’ l’emblema dell’innocenza che Teresa perde nel momento in cui si innamora del protagonista.

    Personaggi storici

    I personaggi storicamente esistiti si collocano tutti nell’antinomia tiranno/ oppositore del tiranno. Se il primo assume un solo nome, Napoleone, il secondo ne assume diversi, e tutti sono letterati, a sottolineare l’importanza che essi possono assumere in un contesto rivoluzionari.

    Giuseppe Parini: è introdotto da Jacopo nella lettera del 27 ottobre con le parole “ serba la sua generosa fierezza, ma parmi sgomentato dai tempi e dalla vecchiaia” e si trasfigura nella lettera del 4 dicembre, dove incarna l’anti-tiranno, il letterato integro che non ha mai ceduto alle seduzioni del potere.

    Napoleone: la figura del tiranno è presente nel romanzo solo per allusioni. Foscolo si sofferma a lungo su di lui, senza nominarlo esplicitamente, nella lettera del 17 marzo e il giudizio sul “Giovine Eroe nato di sangue italiano” non conosce attenuanti: di animo basso e crudele ha compiuto la sua azione più spregevole vendendo quello che, per sangue, era il suo popolo. E oltretutto l’ha fatto dopo aver illuso tutti i patrioti italiani che la sua venuta nella nostra penisola avrebbe significato la libertà. Tiranno della peggior specie, nell’ambito del giudizio morale è collocabile agli antipodi rispetto al Parini.

    Vittorio Alfieri: viene esplicitamente citato nella lettera del 27 agosto. “L’unico italiano ch’egli desiderava conoscere”, e che non riuscì ad incontrare, è la figura di cui Jacopo replica il comportamento nell’ultimo periodo della sua esistenza, quando si isola dal mondo, rifiutando qualunque contatto con nuove persone.

    Aurelio de’ Giorni Bertola: è un personaggio politico presente nel biglietto del 5 marzo da Rimini. E’ caro a Jacopo più come spirito rivoluzionario e antifrancese che come letterato.



    LUOGHI:

    I colli Euganei dove Jacopo si rifugia per evitare le persecuzioni;

    Padova che mette in evidenza la corruzione dei comportamenti, l’infiacchirsi delle passioni, lo stravolgimento dei valori autentici che dovrebbero muovere l’uomo, in antitesi con una vita più sana ad autentica ancora possibile in campagna.

    Con il giudizio emerso sull’università padovana si sottolinea la condizione stantia della cultura ufficiale, incapace di fornire idee e contenuti alla giovane generazione che Foscolo rappresenta;

    Per liberarsi dal tormento, lascia i colli Euganei e viaggia per alcune città, Bologna, Firenze, Siena, Milano, ecc.

    Firenze, nella chiesa di S. Croce, venera le tombe di Galileo, di Michelangelo e di Machiavelli;

    Milano dove incontra il Parini e parla con lui tristemente delle sorti della patria;

    una località al confine con la Francia, (nella valle del Roja, presso Ventimiglia) dove medita sulle alterne vicende dei popoli, che gli appaiono rette da un fato cieco e imperscrutabile.

    Ravenna città in cui passa prima di tornare in Veneto, dove si suicida.

    Troviamo anche dei luoghi interni: la casa di Jacopo, quella di Teresa.

    Particolarmente importante è il rapporto che si instaura tra l’autore e la natura circostante, una natura che seguendo uno spirito profondamente romantico si trova sempre in accordo con le passioni del protagonista, i temporali che sconvolgono la natura sono il riflesso degli sconvolgimenti passionali dell’Ortis, d’altra parte solo in alcuni casi la contemplazione della pace della natura dei Colli Euganei riesce a infondere tranquillità al protagonista.

    Infatti, il paesaggio assume un posto importante nel romanzo, dove viene visto come proiezione dei sentimenti che agitano l'anima dei personaggi, tenendo presente che per quanto riguarda Teresa il paesaggio ha una funzione secondaria. Per Jacopo il paesaggio è essenzialmente esterno ed è lussureggiante, verde, luminoso o fosco o tempestoso a seconda dei sentimenti che prova in quel momento; spesso vediamo il personaggio passeggiare solitario, esprimendo quasi un senso di dominio sulla natura, nella quale può ritrovare e sfogare il suo senso di libertà, di rifiuto di qualsiasi atto di sottomissione a un altro uomo o alla società. Per Teresa invece non possiamo parlare di paesaggio vero e proprio quanto di spazio chiuso: una stanza o la casa del padre. Lo spazio è caratterizzato dalla perpetua immobilità: una stanza è addobbata sempre allo stesso modo, ha sempre gli stessi mobili, nel corso degli anni è illuminata sempre allo stesso modo dal sole o dal lume delle candele. È in questo spazio che la figura della donna assume una caratteristica fondamentale della sua esistenza: quella di essere un elemento equilibratore di tutte le passioni che agita i frequentatori o gli abitanti della casa: nella dolcezza della casa possiamo ritrovare la dolcezza della donna e la mitezza delle passioni che non scoppiano mai violente. Spazio e paesaggio caratterizzano rispettivamente la funzione femminile e la funzione maschile nella società del tempo.



    TEMPO: La vicenda si svolge intorno al 1797, quando Napoleone con il trattato di Campoformio cede il Veneto all'Austria.



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    molto d'aiuto!
     
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2 replies since 4/6/2009, 11:23   55344 views
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